Corriere della Sera - La Lettura
Angelo Branduardi con il prof Fortini all’istituto turistico
Il cantautore e polistrumentista ebbe come docente l’intellettuale e poeta che aveva deliberatamente scelto di insegnare Lettere non in un liceo: «Fu un rapporto tra maestro e allievo di tipo rinascimentale. Un incontro per me fondamentale»
Speculazione e visione: qualità comuni alla musica e alla filosofia per immaginare nuovi mondi possibili. Il cantautore Angelo Branduardi, 71 anni, ha sperimentato l’efficacia dell’intreccio tra materie tecnico-scientifiche e umanistiche da ex studente dell’istituto tecnico (appunto) per il Turismo: grazie agli insegnamenti di Franco Fortini, poeta e intellettuale militante, ha introiettato un approccio interdisciplinare all’avanguardia rispetto ai programmi didattici tradizionali. Oggi, dopo lo choc della pandemia, quella capacità di cercare percorsi alternativi, di rimettere in discussione modelli non più sostenibili gli appare ancora più necessaria: la dialettica tra innovazione e neoumanesimo rappresenta un pilastro dell’era post Covid.
Da giovane musicista, già iscritto al conservatorio, perché scelse di frequentare un istituto tecnico?
«Volevo studiare le lingue straniere. A Milano c’era soltanto un liceo linguistico ma era privato e troppo costoso, la mia famiglia non poteva permetterselo. All’istituto tecnico per il turismo insegnavano tre lingue con due docenti ciascuna per lo scritto e l’orale».
Giovanissimo, sui banchi di scuola conosce Franco Fortini: cosa ricorda del suo metodo di insegnamento?
«Era il nostro docente di Lettere, poi sarebbe andato alla Normale di Pisa... Il nostro rapporto era da maestro di bottega a discepolo, di stampo rinascimentale. Avere Fortini, tra i più grandi intellettuali del dopoguerra, come insegnante è stata una fortuna pazzesca, ho continuato a frequentarlo anche dopo. Ricordo il suo grande desiderio di condivisione, ci ha fatto conoscere Pier Paolo Pasolini di persona. Io ero appassionato anche alla sua figura di poeta, mi tornano in mente i versi di Foglio di via, che Fortini aveva scritto a 18 anni: “Dorme al caldo della lana il tuo seno bambino...”. Ce li leggeva in classe non per auto-citarsi, ma per fari conoscere meglio. È stato per me un incontro fondamentale, avvenuto da adolescente, che mi ha accompagnato per tutta la vita».
Oltre ai contenuti e agli stimoli culturali, quali valori le ha trasmesso?
«Inseriva la piccola informazione in un puzzle molto più ampio a riprova della sua grande capacità visionaria. Dai suoi scritti politici non si direbbe, invece aveva una grande spinta idealistica. Era un uomo con un forte orientamento di sinistra ma non fideistico: il suo insegnamento più importante è stato la libertà di pensiero senza limiti».
Aristotele diceva che la filosofia nasce