Corriere della Sera - La Lettura
Resistenze: la lotta contro Hitler come quella contro il virus
Esce «I demoni di Berlino», nuovo romanzo di Fabiano Massimi. Lo ha letto Falcones
Scrivo queste righe in un momento in cui la voglia di vivere e la speranza, deturpati dal confinamento, sono mutati in sentimenti di timore, incertezza e, purtroppo, ripetitività. Ho sempre sostenuto che uno scrittore non dovrebbe mai ergersi a critico delle opere dei colleghi con cui condivide la vetrina della libreria. Non mi sembra corretto, e per quanto tutti cerchino da sempre di convincermi del contrario, è probabile che trent’anni dedicati all’esercizio dell’avvocatura mi abbiano lasciato in eredità diffidenze di difficile superamento... diffidenze che a dire il vero trovano conferma più spesso di quanto vorrei. Tuttavia ricordo con grande entusiasmo il primo romanzo di Fabiano Massimi, L’angelo di Monaco. Non è questa l’occasione, né mio il ruolo di fungere da cassa di risonanza alle eccellenti recensioni da lui mietute presso i professionisti della critica, né di ricordare l’ottima accoglienza che noi lettori mai manchiamo di tributare con grande sincerità ai bei romanzi. Ciononostante, fin dalle prime pagine che ho potuto leggere in traduzione, ho deciso di contravvenire alla mia regola.
Parlavo poco fa di voglia di futuro e di speranza e, confidando di non venire tacciato di superficialità vista la tragica realtà in cui da troppo tempo siamo tutti immersi, mi affiora comunque un sorriso al pensiero di avere, con I demoni di Berlino, l’occasione di leggere un romanzo in grado di farci vibrare con trame che si intrecciano sullo sfondo di un periodo di impareggiabile interesse storico come quello della Germania tra le due guerre: una nazione preda del populismo, dilaniata da una polarizzazione ideologica e una violenza estreme su cui fonda il suo stesso potere, un quadro che trova un tragico riflesso anche nella società occidentale odierna. Quella che viviamo oggi è del resto una voglia di vivere che si esprime attraverso le piccole gioie che costituiscono la trama stessa della nostra quotidianità: una partita, un bicchiere di vino e, appunto, un libro.
I demoni di Berlino ci riporta nella Germania prebellica dove l’incendio del Reichstag è l’elemento storico cardine che sostituisce la relazione di Hitler con sua nipote dell’esordio di Massimi: relazione pericolosa intorno alla quale gravitavano i personaggi di quel primo romanzo, uomini e donne oppressi dalle circostanze, ostaggi della realtà, immobilizzati dalla paura. Si tratta di uno scenario la cui prospettiva di osservazione, dalla Spagna ovviamente, cambia poiché qui, probabilmente per via della stupidità di esecrabili politici nostrani, si discute ancora oggi — dimenticando che i nostri genitori e i nostri nonni si erano già riabbracciati molti anni fa — su chi siano stati i buoni e i cattivi di un conflitto precedente persino alla Seconda guerra mondiale.
Attraverso le descrizioni di Fabiano Massimi veniamo perciò trasportati nella Germania degli anni Trenta, una terra percorsa da tensioni profondissime, annientata e tuttavia sempre avida di svago, dove il lettore, seduto al tavolino di un cabaret, non riuscirà a decidere se si tratta di locali pieni di avventori affini al regime o di dissidenti, immerso in un luogo e un tempo in cui l’umanità che li popola finisce sempre per prendere partito per una parte o per l’altra, e dove ci imbattiamo in personaggi, protagonisti o minori, che il tormento e l’angoscia spesso spinge a imbavagliare i principi che ordinariamente li muovono.
Qui si palesa il grande dilemma del romanzo ben riuscito, dove sono soprattutto le contraddizioni a
guidare il comportamento dei protagonisti. Se ne
L’angelo di Monaco la trama girava intorno alle possibili conseguenze politiche dell’assassinio della nipote, forse amante, di Hitler, qui a farla da padrona è la resistenza attiva e organizzata contro un movimento che ha portato tanti, poveri e ricchi, umili e intellettuali, a cercare rifugio nella clandestinità e a rinchiudere in essa i propri sentimenti. Da una parte troviamo uomini torturati, pentiti o fieri, dall’altra uomini superbi e crudeli, ma anche donne presenti e decisive nel cuore degli avvenimenti che hanno plasmato con coraggio e passione il divenire della nostra realtà.
Con I demoni di Berlino facciamo dunque ritorno a un periodo storico spietato, ingiusto e arbitrario, terribilmente arbitrario, eppure appassionante, teatro di gesti eroici e di ignobili drammi, eroici sacrifici e meschine macchinazioni, in cui la repressione e il bisogno hanno schiacciato un popolo alla fine scagliato in un conflitto che tutti poi avremmo condannato e maledetto. Un tempo che ha visto tuttavia anche uomini e donne che, beffando ignavia e malvagità, hanno lottato per impedire ciò che tutti prevedevano ma pochi osavano affrontare.
Sono certo che I demoni di Berlino, mentre gratificherà uno di quei semplici piaceri cui così tanto aneliamo oggi, ossia il bisogno di fuggire in una storia, ci permetterà di ritrovare in tanti individui che allora sacrificarono la propria vita lo specchio di tutti coloro che, oggi impegnati nella scienza, nella tecnica o nella sanità, lottano contro una piaga spietata e devastante almeno quanto lo fu il nazifascismo di Hitler.