Corriere della Sera - La Lettura
Una squadra di calcio. E una di poliziotti
L’italo-francese François Morlupi manovra trame oscure con leggerezza
Davanti al suicidio per impiccagione di uno scorbutico ottantaduenne romano, l’archiviazione dell’accaduto da parte della polizia scientifica sembrerebbe logica. Ad avere «una sensazione» giusta che smonta l’evidenza e apre un’indagine è uno dei Cinque di Monteverde, gruppo di poliziotti di una zona apparentemente tranquilla considerati «strani» e «un po’ matti» coordinato dal commissario Ansaldi: qualcosa non quadra, ci vuole un’autopsia. Il signor Gordi non aveva nessuna ragione per uccidersi e, in effetti, è stato assassinato. Con questa prima di tante rivelazioni si apre Come delfini tra pescecani, esordio nell’editoria tradizionale dell’italo-francese François Morlupi che ha già ottenuto notevoli risultati in ebook con due precedenti titoli auto-pubblicati dedicati al commissario.
L’anziana vittima è solo il primo tassello di un mosaico di delitti dal movente inizialmente inspiegabile e che per tanti dei cinquantanove capitoli, con buona tattica di suspense, resta tale. Un altro suicidio sospetto arriva poco dopo: Riccardo Bombardini, 37 anni, meteora del calcio in Serie A, finito poi in traffici di scommesse e droga e in cerca di una carriera politica per riciclarsi. A collegare i due è la Tor di Quinto, una squadra di calcio delle giovanili, e certi fatti degli anni Novanta risalenti a quando Gordi ne era presidente. La rosa dei sospetti si allarga e in una manciata di giorni, anche per le pressioni di un ministro degli Interni impiccione, la questione va risolta.
Per farlo, bisogna mettere le mani in un mondo del calcio sporco, affarista e spietato con i propri giocatori fin da quando sono adolescenti. Non vogliamo svelare troppo, ma l’intreccio è pensato in ogni dettaglio e l’autore, con una lingua piana ma curata, gestisce bene lo svelarsi dei personaggi: basti l’esempio del signor Gordi, inizialmente sembra solo un vecchio incattivito, ma scavando nel suo passato diventa un vero malvagio.
Al di là del ritmo serrato dell’inchiesta che attraversa tanti luoghi di Roma, è ben riuscita la bizzarra caratterizzazione dei Cinque: il commissario Ansaldi è ansioso e ipocondriaco, trova pace solo con il suo cane Chagall e leggendo Proust, le due donne, l’introversa Eugénie Loy e la bella Alerami, sono decisamente più rapide nelle intuizioni della loro controparte maschile costituita dalla coppia Leoncini, agente di colore con la passione per i documentari sul nazismo, e Di Chiara, tifoso della Roma in continua competizione con il collega e pessimo giocatore di calcetto.
Le dinamiche tra i poliziotti sono un’altra linea portante del libro e i momenti spesso leggeri tra loro si alternano con quelli scuri legati agli omicidi. Sull’onda di una frase enigmatica ricorrente: «I peccati del passato indossano lunghi abiti», il finale non risparmia colpi di scena. La scommessa della collana «Le stanze», curata da Stefano Izzo, nel far crescere un autore dal self-publishing è vincente: Morlupi firma un noir di intrattenimento atipico e brillante, creando una squadra di investigatori tanto imperfetti e simpatici, quanto fedeli alla passione per la verità.