Corriere della Sera - La Lettura
Una frase di Céline vale tutto Desnos
Ricapitoliamo. Su Flora di Alessandro Robecchi ci sono pareri divergenti. Il casus belli è il racconto nel racconto su vita, morte e opere del poeta francese Robert Desnos che costituisce buona parte del romanzo. Per alcuni (Bruno Berni): «Con il racconto parallelo di Desnos, Robecchi ha reso veramente unico il suo libro». Per altri (Stefano Stefanel): «Il monologo su Desnos non lo avrebbe tollerato nessuno per nemmeno cinque minuti». A favore di Robecchi si schiera con qualche distinguo anche la lettrice Gianna Colombo (già stroncatrice di Carofiglio, La disciplina di Penelope ):« Flora mi è sembrato il miglior romanzo di Robecchi, scrittore che ho letto e apprezzato tutto. La trama è ben costruita e molto originale. L’aver inserito la storia del poeta Robert Desnos è stata un’idea brillante forse un po’ troppo ambiziosa, ma secondo me interessante (non conoscevo questo poeta e le poche sue poesie riportate non mi hanno entusiasmato, ma la sua storia sì). Voto? Io direi 8, ma se serve per fare media nel ballottaggio anche 10». Anche io non sono entusiasta delle poesie di Desnos. E trovo che la trasmissione televisiva sul poeta, climax del romanzo, sia quasi più brutta dell’ultimo, sfortunatissimo programma del grande Celentano. Robecchi contrappone nel romanzo Desnos a LouisFerdinand Céline (i due non si amavano). Il confronto non esiste. L’antisemitismo di Céline non può togliere nulla alla sua grandezza (assoluta) di scrittore, così come il fatto di morire nel campo di concentramento nazista di Theresienstadt non fa di Desnos un grande poeta. Non sto nemmeno a scomodare Viaggio al termine della notte o Morte a credito, ma poche righe di una letterina di Céline a Blanchette Fermon: «La vita è una farsa malinconica, credimi. Una sinistra farsa se tralasciamo i pochi fiori che avremmo potuto raccogliere nei giardini della giovinezza». Ventitré parole che valgono tutti i versi di Desnos. Robecchi, stavolta, è rimandato a settembre.