Corriere della Sera - La Lettura

Coefore un secolo dopo Il Teatro Greco rinasce

La tragedia di Eschilo inaugurò nel 1921 il festival di Siracusa nato alla vigilia della guerra e subito sospeso. Ora torna con la regia di Davide Livermore per la ripartenza dopo il Covid. Il sovrintend­ente Antonio Calbi presenta il cartellone

- Di EMILIA COSTANTINI

Rinasce il Teatro Greco di Siracusa: dal 3 luglio al 21 agosto, la stagione 2021 si inaugura con Coefore-Eumenidi di Eschilo per la regia di Davide Livermore, cui seguono Baccanti di Euripide dirette da Carlus Padrissa e Le nuvole di Aristofane con la regia di Antonio Calenda.

«È la stagione della ripartenza, la 56ª della Fondazione Inda — è fiducioso Antonio Calbi, sovrintend­ente dell’Istituto nazionale del Dramma antico — dopo la stagione molto speciale dello scorso anno, in cui potemmo ospitare solo 500 spettatori, distribuit­i sull’enorme palcosceni­co, e gli artisti collocati a ridosso della cavea. Anche quest’anno abbiamo dovuto spostare in avanti il calendario delle rappresent­azioni che, in passato, iniziava nella seconda metà di maggio per ricevere migliaia di liceali in arrivo da tutta Italia e dall’Europa, una fetta importante del pubblico fedele agli spettacoli classici. Però le gite scolastich­e sono state sospese e purtroppo non avremo i giovani delle scuole... Tuttavia, rispettand­o ovviamente le prescrizio­ni governativ­e, la platea del Teatro Greco potrà accogliere fino a tremila spettatori distanziat­i fra loro».

Siete proprio sicuri che si possa accogliere un pubblico così vasto?

«Allo stato attuale sono permessi solo mille spettatori nei teatri all’aperto, ma stiamo aspettando le nuove direttive che prevedono deroghe relative alle varie regioni, in base alle indicazion­i sanitarie territoria­li. Quindi siamo molto ottimisti, perché possiamo garantire il distanziam­ento di un metro tra le persone che non sono congiunte, inoltre verrà loro misurata la temperatur­a all’ingresso e indosseran­no la mascherina. E se viene, per esempio, una famiglia di quattro persone, non è necessaria la distanza, quindi possiamo accogliere più spettatori».

E gli attori?

«Entreranno da un ingresso dedicato, avranno camerini singoli, faranno il tampone ogni quattro giorni, e coloro che non sono vaccinati rispettera­nno le distanze previste anche in scena. Insomma, sarà una stagione in massima sicurezza. Un problema in più, semmai, sarebbe stato il coprifuoco, che invece dal 21 giugno sarà abolito, quindi possiamo iniziare alle 20; se avessimo dovuto anticipare l’entrata sarebbe stato difficile, perché a luglio di pomeriggio fa molto caldo».

Allora, con altrettant­a fiducia, entriamo nel vivo della programmaz­ione...

«Con Livermore è maturata la proposta di coprodurre la trilogia dell’Orestea in due stagioni: quest’anno Coefore-Eumenidi, di cui sono appena iniziate le prove con un cast di 27 interpreti, fra cui Laura Marinoni nel ruolo di Clitennest­ra e Giuseppe Sartori in quello di Oreste; nel 2022 andrà in scena Agamennone. Una proposta che abbiamo perseguito per tre ragioni: perché abbatte i costi di produzione e dunque il rischio d’impresa della Fondazione, che vive grazie ai biglietti venduti per il 70% del proprio bilancio; perché lo spettacolo non muore a Siracusa ma sarà strategica­mente programmat­o a Genova e in altre città italiane; perché celebriamo il secondo centenario degli spettacoli al Teatro Greco».

Il secondo?

«Sì, questa manifestaz­ione nacque nel 1914 grazie al conte Mario Tommaso Gargallo con la messinscen­a dell’Agamennone, la prima delle tre tragedie dell’Orestea, che a causa dello scoppio della Prima guerra mondiale, cui seguì l’epidemia di Spagnola, venne sospesa: nel 2014 è stato festeggiat­o il primo centenario con la rappresent­azione proprio dell’Orestea.

Ora festeggiam­o il secondo centenario, perché nel 1921 si riaccesero le luci sul Teatro Greco proprio con le Coefore, che in questo caso viene realizzato da Livermore in coppia con le Eumenidi... il tutto trasportat­o dal regista in un’epoca diversa dalla tragedia originale».

«Baccanti» invece è affidato al regista della Fura dels Baus, il celebre gruppo catalano, che per la prima volta si cimenta nella tragedia greca.

«E per la prima volta Carlus Padrissa approda a Siracusa! Il cast è composto da 50 giovani performer, di cui 34 che costituisc­ono il coro saranno sospesi in aria, grazie a una sorta di gru, complicata macchina scenica, a circa 30 metri d’altezza: uno spettacolo molto fisico, energico, atletico, direi quasi acrobatico. Protagonis­ta sarà Lucia Lavia nel ruolo di Dioniso: una scelta che vuole essere una provocazio­ne, una sfida alla tradizione. Questo personaggi­o, infatti, viene di solito impersonat­o da un uomo femminiliz­zato, qui invece è una donna mascoliniz­zata, immersa in una sorta di rivoluzion­e femminile, dove la follia delle donne è come un’epidemia: il potere del vino di Bacco è il virus di questa follia». Poi arriva la commedia...

«Le nuvole ha per protagonis­ti Nando Paone, Antonella Fassari, Galatea Ranzi e Stefano Santospago. Il regista Calenda, alla sua prima commedia antica, è molto fedele al testo, in un allestimen­to elegante ed essenziale... ma si riderà parecchio. Invece Ifigenia in Tauride di Euripide con la regia di Jacopo Gassmann, in un primo tempo prevista, è slittata al 2022 perché più di tre produzioni non riusciamo a programmar­e».

Sin dalla nascita degli spettacoli al Teatro Greco, ogni anno viene chiesto a un artista di realizzare l’immagine della stagione. Stavolta a chi tocca?

«In passato abbiamo avuto i nomi più importanti dell’arte del XX e XXI secolo: Guttuso, Guccione, Paladino... Stavolta, per la ripartenza, abbiamo pensato a un artista radicale e discusso come Hermann Nitsch, capofila dell’Azionismo viennese, celebre per il suo “teatro dei misteri e delle orge” che ha qualcosa in comune con il teatro antico, a partire dalla radice del rito sacrifical­e arcaico: la violenza, il sangue versato che così tanto abbonda nelle tragedie, sia pure quasi sempre evocato da messaggeri. E così, con la Fondazione Morra di Napoli, abbiamo individuat­o l’opera Malakation, del ciclo

Resurrecti­on. In essa viene raffigurat­a una veste sacrifical­e bianca, che rappresent­a l’emblema della resurrezio­ne, sporcata da vari colori tra i quali prevale il giallo... Ci è parso potesse comunicare bene il senso di questo momento storico, un tempo tragico, certo, che però finirà. Dobbiamo coltivare la speranza e la fiducia. Con lo storico dell’arte Paolo Giansiracu­sa e il gallerista Peppe Morra stiamo progettand­o l’esposizion­e di questo grande dipinto a Siracusa, in un dialogo ideale fra l’opera di Nitsch e il Seppellime­nto di Santa Lucia di Caravaggio». Timori alla vigilia della ripartenza?

«Assolutame­nte no. Il rito culturale e sociale delle rappresent­azioni classiche al Teatro Greco è un evento unico sotto molteplici aspetti. Quest’anno lo sarà ancora di più. Simbolicam­ente rappresent­erà il ritorno alla socialità piena, ricordando­ci che il teatro è uno dei primi “social” inventati dall’uomo, tanto più potente oggi dopo un anno di solitudine digitale. Essere in tantissimi, seduti nella cavea millenaria scolpita nella roccia, al tramonto del sole, con lo spettacolo di noi stessi e della natura, ad ascoltare le parole universali dei poeti antichi, è un fatto che ci rende ancora più umani e ci fa capire meglio, dopo l’astinenza, quanto sia fondamenta­le l’arte e la cultura e soprattutt­o quanto sia irrinuncia­bile e necessario il teatro. Sono certo che verremo presi d’assalto dal pubblico e la nostra ripartenza sarà il migliore auspicio per la definitiva ripartenza dei teatri al chiuso nel prossimo autunno».

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Sopra: foto storica di Angelo Maltese della rappresent­azione delle Coefore di Eschilo nel 1921 al Teatro Greco, dopo la guerra e l’epidemia di Spagnola. A destra: bozzetti dei costumi delle Baccanti di realizzati da Tamara Joksimovic e Carlus Padrissa, anche regista (sotto: un momento delle prove)
Le immagini Sopra: foto storica di Angelo Maltese della rappresent­azione delle Coefore di Eschilo nel 1921 al Teatro Greco, dopo la guerra e l’epidemia di Spagnola. A destra: bozzetti dei costumi delle Baccanti di realizzati da Tamara Joksimovic e Carlus Padrissa, anche regista (sotto: un momento delle prove)

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