Corriere della Sera - La Lettura
Bibliografia
Per una prima informazione sull’origine, lo statuto e gli usi dello schwa si può consultare la voce Scevà di Luciano Romito nell’Enciclopedia dell’italiano
Treccani (liberamente disponibile in rete). Una ricostruzione storica delle principali proposte di riforma ortografica è nel saggio di Nicoletta Maraschio, Grafia e ortografia: evoluzione e codificazione, nel primo
volume della Storia della lingua italiana, a cura di Luca Serianni e Pietro Trifone (I luoghi della codificazione,
Einaudi, 1993). Riferimenti alle loro ricadute sull’insegnamento scolastico si trovano in Giulio Vaccaro, Grafia e pronuncia, nel quarto volume della Storia dell’italiano scritto, a cura di Giuseppe Antonelli, Matteo Motolese e Lorenzo Tomasin (Grammatiche, Carocci, 2018); tutto dedicato alle Pratiche di scrittura è il sesto e ultimo volume della stessa opera uscito poche settimane fa insieme al quinto: Testualità (Carocci, 2021). Uno studio classico sull’argomento resta quello di Bruno Migliorini, Note sulla grafia del Rinascimento
(Sansoni, 1955). Si può vedere anche: Scrivere il volgare fra Medioevo e Rinascimento a cura di Nadia Cannata e Maria Antonietta Grignani (Pacini Editore, 2009); per Leon Battista Alberti (Genova, 1404Roma, 1472) si rimanda alla «Grammatichetta» e altri scritti sul volgare, a cura di Giuseppe Patota (Salerno Editrice, 1996); per Gian Giorgio Trissino (Vicenza, 1478-Roma, 1550) agli Scritti linguistici, a cura di Alberto Castelvecchi (Salerno Editrice, 1986); per Petrocchi (Pistoia, 18521902) al testo di Paola Manni, Policarpo Petrocchi e la lingua italiana (Cesati editore, 2001). La prospettiva del «nuovo Medioevo ortografico» era evocata — così come la nozione di «gergalismo grafico» — da Luca Lorenzetti e Giancarlo Schirru in La lingua italiana nei nuovi mezzi di comunicazione: sms, posta elettronica e Internet, nella Guida alle pratiche della comunicazione,
a cura di Stefano Gensini (Carocci, 2006)