Corriere della Sera - La Lettura
Il borghese di ventura è tornato e porta con sé anche gli inediti
Tre volumi con i lavori di Mario Lattes
Ha fatto tutto e lo ha fatto lasciando il segno. È stato pittore, incisore, editore, animatore culturale, poeta e scrittore. E lo è stato tutto assieme. Il torinese Mario Lattes, uno degli intellettuali ebraici più lucidi e stupefacenti del secondo Novecento, ha scritto romanzi memorabili. Per esempio Il borghese di ventura (Einaudi, 1975) è un romanzo su un ebreo scampato alle retate dei nazifascisti: la narrazione è in presa diretta, un lungo soliloquio che miscela generi narrativi.
Come quasi tutti gli artisti vulcanici, Lattes ha avuto una produzione sterminata e fino a qualche giorno fa era un problema trovarlo nelle librerie. A vent’anni dalla morte, Leo S. Olschki Editore
pubblica Opere di Mario Lattes per farne conoscere il complesso degli scritti. Non ci sono soltanto le opere edite ma anche gli inediti. Tre volumi, nell’edizione diretta da Giovanni Barberi Squarotti e Mariarosa Masoero, che accolgono romanzi, racconti, poesie, opere teatrali, articoli e la tesi di laurea.
Il cofanetto, voluto da Caterina Bottari Lattes, che nel 2009 ha creato la Fondazione Bottari Lattes per portare avanti iniziative ispirate al lascito culturale dell’autore, va a colmare così un vuoto che si era ingiustamente creato attorno a una delle figure più affascinanti e artisticamente innovative del secolo scorso.