Corriere della Sera - La Lettura

Dio non parla e non parlerà Ci pensa la polvere del quotidiano

Dialoghi Roberto Deidier interpella l’Assente che si nega

- di DANIELE PICCINI

Si ha l’impression­e che nella scrittura in versi di Roberto Deidier ci siano un lato in vista, la superficie, e un risvolto in ombra, il sottofondo. È quel che si nota in All’altro capo (Mondadori), che giunge a 7 anni dal precedente Solstizio (2014). Ciò che si vede è una serie di giorni, geografie, stagioni, una giostra di eventi che sembrano ripetersi, di presenze che poi si perdono, lasciando un gusto amaro in bocca: «Si sopravvive così, senza argini,/ Dentro un umore piatto, una costanza/ Aspra disciolta in questo azzurro di aprile,/ Resistendo all’ossessione/ Di nulla amare, prendere, fermare». Il risvolto in ombra è la percezione della finitudine, l’assenza di ogni altrove. Pertanto la metafora del titolo (All’altro capo), ritornante in vari testi, indica la labilità del dialogo, del contatto, che a un certo punto si riferisce ai morti: quelli per cui veramente si scrive. Dietro le nervature usuali dei giorni, dietro il pulviscolo delle ore e dei volti, si intravede così il profilo di una radicale negazione: «Dio non parla, dio non parlerà». E ancora: «Non può parlare, non esiste./ Dio non sa parlare, non ha lingua». Perciò la nenia del quotidiano, le schegge di vero che il poeta allestisce paiono non comunicant­i con l’altro capo del filo, con l’Assente, che si nega e si ritira nella sua interminab­ile contumacia. Al poeta, alla sua lingua sembra toccare in sorte «una vacanza/ Nel nulla».

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