Corriere della Sera - La Lettura
Dio non parla e non parlerà Ci pensa la polvere del quotidiano
Dialoghi Roberto Deidier interpella l’Assente che si nega
Si ha l’impressione che nella scrittura in versi di Roberto Deidier ci siano un lato in vista, la superficie, e un risvolto in ombra, il sottofondo. È quel che si nota in All’altro capo (Mondadori), che giunge a 7 anni dal precedente Solstizio (2014). Ciò che si vede è una serie di giorni, geografie, stagioni, una giostra di eventi che sembrano ripetersi, di presenze che poi si perdono, lasciando un gusto amaro in bocca: «Si sopravvive così, senza argini,/ Dentro un umore piatto, una costanza/ Aspra disciolta in questo azzurro di aprile,/ Resistendo all’ossessione/ Di nulla amare, prendere, fermare». Il risvolto in ombra è la percezione della finitudine, l’assenza di ogni altrove. Pertanto la metafora del titolo (All’altro capo), ritornante in vari testi, indica la labilità del dialogo, del contatto, che a un certo punto si riferisce ai morti: quelli per cui veramente si scrive. Dietro le nervature usuali dei giorni, dietro il pulviscolo delle ore e dei volti, si intravede così il profilo di una radicale negazione: «Dio non parla, dio non parlerà». E ancora: «Non può parlare, non esiste./ Dio non sa parlare, non ha lingua». Perciò la nenia del quotidiano, le schegge di vero che il poeta allestisce paiono non comunicanti con l’altro capo del filo, con l’Assente, che si nega e si ritira nella sua interminabile contumacia. Al poeta, alla sua lingua sembra toccare in sorte «una vacanza/ Nel nulla».