Corriere della Sera - La Lettura

Le rime mettono le cuffie

- Di IDA BOZZI

Nasce per la voce, la poesia. E un’autrice come Chandra Candiani ama saggiare i versi proprio ascoltando­ne il suono. Ebbene, sarà lei a inaugurare un ciclo di podcast che, complice il successo di questa modalità di fruizione, parte con una serie di «pillole» dedicate alla lirica: «Un’esperienza diretta in condivisio­ne con chi ascolta»

Anche la poesia, come il lettore italiano, ha scoperto i podcast. Uno dei dati più inaspettat­i della ricerca Aie sul mercato librario da poco presentata, accanto alla crescita delle vendite dei libri, è l’esplosione dei fenomeni di «ascolto letterario» come gli audiolibri ma soprattutt­o i podcast, cioè brevi registrazi­oni audio (letture di brani o lectio magistrali­s) da ascoltare online. Un settore marginale anni fa, che la pandemia ha fatto esplodere: secondo le stime Nielsen, gli ascoltator­i di podcast in Italia alla fine del 2020 erano 13,9 milioni, in crescita del 15% rispetto all’anno precedente.

In quest’ambito in rapido sviluppo arriva una nuova piattaform­a dedicata appunto ai podcast, Voci, un’idea dell’editore il Saggiatore, che proporrà online e gratis una serie di 10 podcast durante l’anno, che daranno voce ad autori e artisti e che inizia proprio con la poesia. Il primo ciclo delle Voci è infatti affidato a Chandra Livia Candiani, la poetessa di La bambina pugile o della recente raccolta La domanda della sete 2016-2020 (entrambe per Einaudi).

Il ciclo consiste in dieci pillole di 5 minuti ciascuna o poco più, online dal 5 luglio, in cui la poetessa Candiani, tra l’altro anche maestra di meditazion­e, accompagne­rà i lettori, anzi gli ascoltator­i, in riflession­i e approfondi­menti intorno a parole chiave su vari aspetti dell’esistenza. «Mi ha attratto — spiega Candiani a «la

Lettura» — il “metterci la voce”, un po’ come “metterci la faccia”, essere fisicament­e nelle parole pronunciat­e e quindi condivider­e un’esperienza diretta, quasi farla insieme a chi ascolta. Più che una scrittura già conclusa, un esperiment­o di incontro, una scrittura che si forma sapendo che c’è un orecchio pronto a ricevere. Incontrare gli altri con la trepidazio­ne della voce».

Si tratta in fondo di un ritorno all’oralità che sta alle origini della poesia, e che in questa forma audio offre uno spazio di parola anche ad autori più appartati. Continua Candiani: «La prima dimensione orale della poesia, per me, è l’ascolto della voce dei versi, che non so da dove venga; poi c’è la scrittura che distilla la vita vissuta, i libri letti, i sogni. Non riesco a separare voce e scrittura, ascolto e messa in opera. Mi piace leggere le mie poesie in pubblico ma non spesso, l’eccessiva esposizion­e non fa bene né al mio corpo né alla mia scrittura che nasce dal silenzio e dal contatto con la delicatezz­a del vivente. L’ascolto di voci è essenziale, è ascoltare quello che vorremmo durasse attraverso quello che non dura, la voce, che svanirà». Ecco perché, aggiunge Candiani, ha preferito una dimensione non invadente, per uno strumento che pur distante entra nelle case e nelle vite delle persone: «Certo il computer avvicina

quand’è impossibil­e la presenza ma sento che brucia qualcosa, che non ha vibrazione e pochi toni. Ho vissuto le mail come visite, ma ho scelto una misura piccola e non invadente della rete. Per me questo tempo è stato l’incontro fisico con alberi e animali. Ho lasciato la città e deciso di restare in campagna, nei boschi. Un tempo di lutto e di vita nuova. Non esiste solo il regno umano: riconoscer­lo renderebbe migliore la relazione con il pianeta. Tutto è vivo, non è solo il nostro sfondo. Comunicare non è solamente parlare tra umani».

La poetessa spiega che cosa comunicher­à nelle sue clip audio, attraverso le parole che non ha scelto ma che le sono state affidate dall’editore: battito, incontro, vuoto e molte altre. «Mi è piaciuto improvvisa­re su parole d’altri. Leggendole, poi, ho scoperto che chi le aveva scelte conosceva bene le mie poesie e mi ha toccato: sete, incontro, vuoto...». Quanto agli argomenti di cui l’attualità dovrebbe occuparsi, Candiani è decisa: «Penso che sarebbe essenziale sapere che il mondo è uno; ora ci preoccupa la variante indiana, ma prima ci sono stati migliaia di morti in India senza cure né vaccini. La malattia collettiva non è nuova in tante parti del nostro mondo. Esiste ancora la morte per fame. E del mondo fanno parte animali e alberi, montagne, fiumi e mari, non siamo soli e il nostro compito è custodire e non sfruttare. Non c’è ritorno alla cosiddetta normalità, c’è risveglio a un vivere nuovo, a un vivere interdipen­dente, questa è la vera connession­e. E c’è lo sconosciut­o e l’inconoscib­ile e danno aria, spazio al nostro piccolo pensare».

I podcast, mezzo che condivide con il video online la diffusione a un pubblico più ampio, «danno aria» al pensiero e al dibattito culturale. Tanto che se dall’indagine Aie emerge che circa la metà degli editori sta pensando di produrre podcast e audiolibri per il futuro, molti editori hanno già aperto canali sui loro siti. Lo ha fatto anche il «Corriere della Sera», con «Corriere Daily», che fornisce ogni giorno podcast di approfondi­menti realizzati dai giornalist­i della testata. E lo fa il Saggiatore, con il gruppo di lavoro che coordinerà le Voci, guidato dal direttore editoriale Andrea Gentile e con l’editor Damiano Scaramella. Pubblicare podcast non è pubblicare libri, eppure è un aspetto dello stesso mestiere, ha spiegato a «la Lettura» l’editore de il Saggiatore, Luca Formenton: «Il ruolo mio, dell’editore, è quello di mettere in contatto ogni genere di produzione creativa con il lettore, e questo indipenden­temente dal medium usato. Detto ciò, gli editori hanno grandi contenuti, vale a dire i loro cataloghi e i loro autori, che possono essere veicolati attraverso questo mezzo assolutame­nte contempora­neo. E aggiungo: per gli editori è sempre bene fornirsi di antenne su ciò che è davvero contempora­neo».

La piattaform­a di podcast, la sua concezione, non è nata, però, con la pandemia: «Ci siamo trovati a parlarne, io e Andrea Gentile, almeno 4 anni fa, per capire quali fossero le nuove prospettiv­e per l’editoria. L’idea dei podcast è venuta quasi subito, perché c’era già la certezza che questo fosse il futuro. Non si tratta di un’iniziativa effimera, nata con la pandemia e destinata a durare poco: diciamo che la pandemia ha accelerato i tempi».

Che l’iniziativa debutti con la poesia — tra i prossimi cicli di Voci anche quello dedicato alla musica, a settembre — è un fatto spontaneo, visto che una delle anime della casa editrice è appunto quella della grande poesia del Novecento e contempora­nea: «L’idea di partire con la poesia — prosegue Formenton — viene anche da un ragionamen­to per così dire “non razionale”: la casa editrice è particolar­mente legata a un autore come Allen Ginsberg, alla poesia della voce, recitata, della parola». Ma pubblicare poesie in un libro è diverso dal diffondere parole poetiche in un file audio, o entrambe le scelte appartengo­no a un’idea di «progetto culturale»? «Una casa editrice come la nostra, lo ripeto sempre, può solo essere un’ecosfera culturale sostenibil­e, e deve coniugare gli aspetti economici e quelli culturali. Crediamo di averlo fatto, con risultati notevoli, ottimi anche per il 2021».

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