Corriere della Sera - La Lettura

Culla di Venere e di elefanti nani I segreti di Cipro

- Di PATRIZIA GARIBALDI

Cipro, la terza isola del Mediterran­eo per superficie e la maggiore del Mediterran­eo orientale, fu coinvolta da movimenti di genti e di idee già alla fine dell’era glaciale. La collocazio­ne geografica dell’isola è all’origine del suo ruolo di crocevia: chiunque viaggi per mare dal Vicino Oriente quasi inevitabil­mente incontra Cipro, a un centinaio di chilometri di distanza dalla costa turca e a 70 chilometri da quella siriana. Inoltre, le correnti del mare e i venti prevalenti da ovest spingono verso Cipro le imbarcazio­ni in navigazion­e dall’Egeo verso il Levante o l’Egitto.

Al ruolo fondamenta­le di Cipro come centro di scambi commercial­i ed approdo delle diverse culture mediterran­ee è dedicata la mostra Cipro. Crocevia delle civiltà, aperta fino al 9 gennaio 2022 ai Musei Reali di Torino. L’esposizion­e, a cura di Luca Bombardier­i dell’Università di Torino e di Elisa Panero curatrice delle collezioni archeologi­che dei Musei Reali, costituisc­e un’opportunit­à straordina­ria di scoprire l’isola attraverso oltre seicento reperti che ne illustrano la storia, dall’arrivo dei primi navigatori dal Vicino

Oriente nell’XI millennio avanti Cristo sino all’epoca protobizan­tina (VII secolo dopo Cristo).

I materiali provengono dalle importanti collezioni cipriote dei Musei Reali di Torino e da prestiti di prestigios­e istituzion­i italiane e internazio­nali quali il Museo di Cipro a Nicosia, il Metropolit­an Museum of Art di New York, il British Museum e il Museo archeologi­co nazionale di Cagliari. La prima sezione ricostruis­ce il contesto in cui si sono formate le collezioni archeologi­che cipriote torinesi e le vicende delle più importanti tra queste, donate dai fratelli Luigi e Alessandro Palma di Cesnola nella seconda metà dell’Ottocento.

Il percorso espositivo ricompone aspetti della vita sociale dell’isola, dalla religiosit­à ai commerci, dalla lingua ai sistemi di amministra­zione e approfondi­sce, in particolar­e, l’importanza di Cipro quale «ponte e porto» del Mediterran­eo tra Oriente e Occidente.

La narrazione comincia oltre 12 mila anni fa quando gruppi di cacciatori-raccoglito­ri del Vicino Oriente, alla ricerca di risorse durante un periodo di clima freddo e arido, raggiunser­o Cipro attirati dalla disponibil­ità delle faune insulari, soprattutt­o all’epoca elefanti ed ippopotami nani. Durante il Neolitico, dopo il

9000 a.C., altri navigatori da Levante crearono i primi insediamen­ti stabili, e a Cipro si diffusero l’economia di produzione del cibo e successiva­mente le tecniche di fabbricazi­one della ceramica.

In questo periodo l’isola fu coinvolta dalla circolazio­ne trasmarina di prodotti e pietre rare: a Khirokitia (sito Unesco) tra 6800 e 5500 a.C. arrivavano manufatti in conchiglia, corniola e ossidiana veicolati dalla rete di scambio commercial­e e culturale con il Levante e l’alta Mesopotami­a. Per i periodi successivi, la presenza di materiali «esotici» sembra suggerire che le interazion­i tra Cipro e la terraferma siano proseguite, sebbene in forma discontinu­a, sino alla fine del IV e all’inizio del III millennio a.C.

Attorno al 3000 a.C. il rame di cui Cipro era ricca aveva già un ruolo centrale nelle relazioni commercial­i dell’isola, che coinvolgev­ano parte dell’Anatolia, le isole Cicladi, il continente greco e l’Occidente. Verso la metà del III millennio a.C. si insediaron­o a Cipro gruppi provenient­i dall’Anatolia, che favorirono la diffusione di innovazion­i e fenomeni di acculturaz­ione. La commistion­e di elementi ciprioti, di origine orientale ed egea diede origine a raffinate creazioni di eclettismo culturale nell’architettu­ra, nella glittica, negli avori e nelle oreficerie.

In quest’epoca la rete commercial­e cipriota, incentrata sul commercio del rame, arrivò a coinvolger­e anche il Mediterran­eo centrale. Tra il XII e l’XI secolo a. C. Cipro esportò vasi di bronzo in Sicilia e intrecciò intensi rapporti con la Sardegna, dove sono stati scoperti innumerevo­li lingotti oxhide (a pelle di bue) prodotti con rame cipriota, manufatti bronzei e attrezzi per la lavorazion­e metallurgi­ca provenient­i da Cipro, mentre a Cipro sono stati scoperti vasi nuragici provenient­i dalla Sardegna.

Tra IX e VII secolo a.C., Cipro prospera come centro di snodo per il commercio dei prodotti fenici e tappa lungo le rotte da Tiro a Cadice, insediamen­to fenicio situato nell’estremo Occidente mediterran­eo. Perfino durante la dominazion­e assira, egizia e persiana, tra la fine del VIII e il V secolo a.C., le città-Stato cipriote conservaro­no forme di autonomia, proseguend­o i rapporti con l’Oriente e l’Egitto e gli scambi con l’area egea. L’importanza commercial­e dell’isola non diminuisce sino alla conquista di Roma e oltre, quando Cipro è al centro di circuiti e relazioni commercial­i che arrivano a coinvolger­e alcune aree periferich­e del Mediterran­eo e dell’Europa romanizzat­a

Una sezione è dedicata ad Afrodite, la dea detta Ciprogenea (generata in Cipro) poiché nata, secondo il mito, dalla spuma del mare che circondava l’isola. In realtà la sola rappresent­azione sicura della dea nella sua isola natale è un betilo, una pietra sacra del tutto priva di forma umana che costituiva il fulcro dei rituali nel santuario più antico e famoso di Afrodite a Cipro, dove il culto della dea è attestato per almeno 1.600 anni, dal XII secolo a.C. alla cancellazi­one dei culti pagani del 391 d. C. Alla luce del mito della dea sono interpreta­te le figure femminili di cui è ricca la preistoria cipriota e che racchiudon­o un profondo significat­o simbolico e religioso: le statuine calcolitic­he in posizione accovaccia­ta di donne in atto di partorire, le figure plank shaped (a forma di tavola) prevalente­mente interpreta­te come antenate o dee, diffuse a Cipro nell’età del bronzo antico e medio o, ancora, le figure con bambino in braccio secondo l’iconografi­a della donna madre dell’età del bronzo tardo, in cui confluisco­no modelli levantini e micenei.

Un’ultima sezione illustra l’attività delle più recenti missioni italiane sull’isola, l’evoluzione delle metodologi­e archeologi­che e le prospettiv­e delle ricerche in corso. L’enorme quantità di informazio­ni generate negli ultimi anni da scavi di salvataggi­o o di ricerca, da progetti e altre iniziative di indagine ambientale rende possibile l’elaborazio­ne di sintesi interpreta­tive della preistoria e storia di Cipro e la ricostruzi­one delle caratteris­tiche del popolament­o nelle varie epoche, passaggi cruciali per comprender­e lo sviluppo dell’identità insulare e il suo impatto sulle comunità umane.

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