Corriere della Sera - La Lettura
Culla di Venere e di elefanti nani I segreti di Cipro
Cipro, la terza isola del Mediterraneo per superficie e la maggiore del Mediterraneo orientale, fu coinvolta da movimenti di genti e di idee già alla fine dell’era glaciale. La collocazione geografica dell’isola è all’origine del suo ruolo di crocevia: chiunque viaggi per mare dal Vicino Oriente quasi inevitabilmente incontra Cipro, a un centinaio di chilometri di distanza dalla costa turca e a 70 chilometri da quella siriana. Inoltre, le correnti del mare e i venti prevalenti da ovest spingono verso Cipro le imbarcazioni in navigazione dall’Egeo verso il Levante o l’Egitto.
Al ruolo fondamentale di Cipro come centro di scambi commerciali ed approdo delle diverse culture mediterranee è dedicata la mostra Cipro. Crocevia delle civiltà, aperta fino al 9 gennaio 2022 ai Musei Reali di Torino. L’esposizione, a cura di Luca Bombardieri dell’Università di Torino e di Elisa Panero curatrice delle collezioni archeologiche dei Musei Reali, costituisce un’opportunità straordinaria di scoprire l’isola attraverso oltre seicento reperti che ne illustrano la storia, dall’arrivo dei primi navigatori dal Vicino
Oriente nell’XI millennio avanti Cristo sino all’epoca protobizantina (VII secolo dopo Cristo).
I materiali provengono dalle importanti collezioni cipriote dei Musei Reali di Torino e da prestiti di prestigiose istituzioni italiane e internazionali quali il Museo di Cipro a Nicosia, il Metropolitan Museum of Art di New York, il British Museum e il Museo archeologico nazionale di Cagliari. La prima sezione ricostruisce il contesto in cui si sono formate le collezioni archeologiche cipriote torinesi e le vicende delle più importanti tra queste, donate dai fratelli Luigi e Alessandro Palma di Cesnola nella seconda metà dell’Ottocento.
Il percorso espositivo ricompone aspetti della vita sociale dell’isola, dalla religiosità ai commerci, dalla lingua ai sistemi di amministrazione e approfondisce, in particolare, l’importanza di Cipro quale «ponte e porto» del Mediterraneo tra Oriente e Occidente.
La narrazione comincia oltre 12 mila anni fa quando gruppi di cacciatori-raccoglitori del Vicino Oriente, alla ricerca di risorse durante un periodo di clima freddo e arido, raggiunsero Cipro attirati dalla disponibilità delle faune insulari, soprattutto all’epoca elefanti ed ippopotami nani. Durante il Neolitico, dopo il
9000 a.C., altri navigatori da Levante crearono i primi insediamenti stabili, e a Cipro si diffusero l’economia di produzione del cibo e successivamente le tecniche di fabbricazione della ceramica.
In questo periodo l’isola fu coinvolta dalla circolazione trasmarina di prodotti e pietre rare: a Khirokitia (sito Unesco) tra 6800 e 5500 a.C. arrivavano manufatti in conchiglia, corniola e ossidiana veicolati dalla rete di scambio commerciale e culturale con il Levante e l’alta Mesopotamia. Per i periodi successivi, la presenza di materiali «esotici» sembra suggerire che le interazioni tra Cipro e la terraferma siano proseguite, sebbene in forma discontinua, sino alla fine del IV e all’inizio del III millennio a.C.
Attorno al 3000 a.C. il rame di cui Cipro era ricca aveva già un ruolo centrale nelle relazioni commerciali dell’isola, che coinvolgevano parte dell’Anatolia, le isole Cicladi, il continente greco e l’Occidente. Verso la metà del III millennio a.C. si insediarono a Cipro gruppi provenienti dall’Anatolia, che favorirono la diffusione di innovazioni e fenomeni di acculturazione. La commistione di elementi ciprioti, di origine orientale ed egea diede origine a raffinate creazioni di eclettismo culturale nell’architettura, nella glittica, negli avori e nelle oreficerie.
In quest’epoca la rete commerciale cipriota, incentrata sul commercio del rame, arrivò a coinvolgere anche il Mediterraneo centrale. Tra il XII e l’XI secolo a. C. Cipro esportò vasi di bronzo in Sicilia e intrecciò intensi rapporti con la Sardegna, dove sono stati scoperti innumerevoli lingotti oxhide (a pelle di bue) prodotti con rame cipriota, manufatti bronzei e attrezzi per la lavorazione metallurgica provenienti da Cipro, mentre a Cipro sono stati scoperti vasi nuragici provenienti dalla Sardegna.
Tra IX e VII secolo a.C., Cipro prospera come centro di snodo per il commercio dei prodotti fenici e tappa lungo le rotte da Tiro a Cadice, insediamento fenicio situato nell’estremo Occidente mediterraneo. Perfino durante la dominazione assira, egizia e persiana, tra la fine del VIII e il V secolo a.C., le città-Stato cipriote conservarono forme di autonomia, proseguendo i rapporti con l’Oriente e l’Egitto e gli scambi con l’area egea. L’importanza commerciale dell’isola non diminuisce sino alla conquista di Roma e oltre, quando Cipro è al centro di circuiti e relazioni commerciali che arrivano a coinvolgere alcune aree periferiche del Mediterraneo e dell’Europa romanizzata
Una sezione è dedicata ad Afrodite, la dea detta Ciprogenea (generata in Cipro) poiché nata, secondo il mito, dalla spuma del mare che circondava l’isola. In realtà la sola rappresentazione sicura della dea nella sua isola natale è un betilo, una pietra sacra del tutto priva di forma umana che costituiva il fulcro dei rituali nel santuario più antico e famoso di Afrodite a Cipro, dove il culto della dea è attestato per almeno 1.600 anni, dal XII secolo a.C. alla cancellazione dei culti pagani del 391 d. C. Alla luce del mito della dea sono interpretate le figure femminili di cui è ricca la preistoria cipriota e che racchiudono un profondo significato simbolico e religioso: le statuine calcolitiche in posizione accovacciata di donne in atto di partorire, le figure plank shaped (a forma di tavola) prevalentemente interpretate come antenate o dee, diffuse a Cipro nell’età del bronzo antico e medio o, ancora, le figure con bambino in braccio secondo l’iconografia della donna madre dell’età del bronzo tardo, in cui confluiscono modelli levantini e micenei.
Un’ultima sezione illustra l’attività delle più recenti missioni italiane sull’isola, l’evoluzione delle metodologie archeologiche e le prospettive delle ricerche in corso. L’enorme quantità di informazioni generate negli ultimi anni da scavi di salvataggio o di ricerca, da progetti e altre iniziative di indagine ambientale rende possibile l’elaborazione di sintesi interpretative della preistoria e storia di Cipro e la ricostruzione delle caratteristiche del popolamento nelle varie epoche, passaggi cruciali per comprendere lo sviluppo dell’identità insulare e il suo impatto sulle comunità umane.