Corriere della Sera - La Lettura
CIELO! LA CLASSICA INCALZA IL POP
Un sottile paradosso salva da decenni la musica classica nel nostro Paese: lo mostrano alcuni tra i saggi di La cultura musicale degli italiani, a cura di Andrea Estero (Guerini e Associati, pp. 526, € 48), che spazia dalla divulgazione radio-televisiva alla storia dell’editoria, dai canti di lavoro alla fruizione di cd e streaming. Da un lato, come rileva Luca Aversano trattando La musica nella formazione scolastica, anche la legislazione più recente prevede «la conoscenza della storia delle arti» ma non la storia della musica, da sempre negletta. La musica, relegata all’ambito «professionalizzante», tecnico-pratico, non è considerata «conoscenza storico-critica», con il rischio «di essere percepita come occasione di mero intrattenimento» e non come «fenomeno artistico e culturale».
Eppure la musica classica regge il confronto con stili ben più largamente diffusi dai media. Rispondono le cifre raccolte da Claudia Polo, da statistiche Siae: dal 1970 al ’98, opere, balletti e concerti classici sono passati da 5.891 a 23.858, i concerti di musica leggera da 9.682 a 16.710. Ancora nel 2018, contro 17.945 concerti di musica leggera, quelli classici (senza la lirica) sono stati 17.469; poco meno. Ovviamente con meno ingressi (3,3 contro 10,5 milioni) ma con una spesa al botteghino proporzionalmente inferiore.