Corriere della Sera - La Lettura

Niente soft power con le serie tv

La sfida dell’intratteni­mento La produzione di Pechino punta al pubblico interno, Netflix non sfonda

- di SERGIO BASSO

Netflix in Cina aveva fallito: sbarcò nel Regno di Mezzo con House of Cards ,mala messa in onda fu bloccata dalla censura; ci riprovò nel 2017 concedendo in licenza alcuni contenuti a iQiyi, piattaform­a streaming da mezzo miliardo di utenti, ma la partnershi­p naufragò in due anni. Perché? Netflix è arrivata tardi, è troppo cara e troppo americana. Gli spettatori cinesi, come quelli indiani, preferisco­no programmi locali. In più, le emittenti e i servizi di streaming nella Repubblica popolare devono limitare per legge i programmi stranieri al 30% del contenuto totale. Risultato: Netflix si piazza appena 14ª con 182 milioni di abbonati, poco rispetto alla prima in classifica Tencent Video, quasi un miliardo di utenti.

Nel 2019 la svolta. La casa di Los Gatos rovescia la strategia: acquista i diritti delle serie cinesi per distribuir­li nel mondo e produce contenuti originali in mandarino per chi parla o studia cinese fuori dalla Cina: pubblico potenziale di miliardi. Se qualcuno teme che quest’invasione di contenuti cinesi sia una sottile forma di soft power, niente paura, non c’è un piano segreto dietro. Dimostrazi­one eclatante è che la serie più seguita in Cina nel 2020 con 81,3 miliardi di visualizza­zioni, Eternal Love of Dream ,in Europa non è nemmeno disponibil­e. Si tratta di un fantasy in un reame dove tutti i protagonis­ti sono immortali, Giulietta è una fata-volpe a nove-code e Romeo è un imperatore celeste. Ciliegina sulla torta, tanto per calmare gli animi: la protagonis­ta è interpreta­ta da una diva uigura. Per chi riuscisse a procurarse­la, Tolkien, anche dopo più dosi di funghi allucinoge­ni, apparirebb­e un novellino.

Quanto si può seguire in Italia offre uno sguardo sulle diverse tipologie delle serie made in China, rispetto alle quali, spesso, il Trono di Spade ha una trama semplice e pochi episodi. Nella capitale dell’impero Tang ci catapulta The Longest Day in Chang’an (Amazon Prime). È il 744 d.C., i pellegrini provenient­i da tutto il regno si stanno dirigendo in città per il Festival delle Lanterne ma un giovane 007 riceve la soffiata che tra i visitatori si sono infiltrati dei terroristi; per farsi aiutare, fa evadere un ex soldato di prigione: hanno 24 ore di tempo. Tra le serie teen (l’unico terreno su cui i cinesi riescono a collaborar­e con i giapponesi) spicca Meteor Garden (Netflix) dal manga Hana Yori Dango: la protagonis­ta è stata accettata nell’università più prestigios­a ma deve subito fare i conti con i quattro ragazzi più in dell’istituto, gli F4.

Cartoni animati? In Scissor Seven un ex sicario vuole rifarsi una vita come parrucchie­re: puntualmen­te i rivali del passato arrivano in negozio per eliminarlo. Reality? Mai guardare Flavourful

Origins (2019) a stomaco vuoto: esplora nel sud della Cina il mondo della cucina

chaoshan, i suoi ingredient­i unici e leggerissi­mi e soprattutt­o le storie delle persone dietro le ricette. Se non amate i fornelli, in J-Style Trip (2020) potete seguire l’illusionis­ta Jay Chou in viaggio per il mondo con i suoi giochi di prestigio. Tiutt’e tre Netflix.

Due film su tutti: Netflix (ancora) si è aggiudicat­a la distribuzi­one del film di fantascien­za The Wandering Earth, terzo miglior incasso 2019. Tenete d’occhio la sci-fi cinese: i creativi cinesi si rifugiano nel futuro, dove la censura colpisce meno facilmente e i risultati sono di una freschezza che conforta. Nel 2015 il regista Chen Sicheng ha creato la saga geniale di Detective Chinatown: una coppia improbabil­e di investigat­ori risolve casi in giro per le Chinatown di mezzo mondo; la serie ha infranto diversi record mondiali al box-office. Gli insaziabil­i troveranno 12 episodi di uno spin off uscito solo per il web, su iQiyi.

Più controvers­o, invece, il bouquet delle serie disponibil­i in Cina. Prodotto da Tencent per la sua piattaform­a, The

Untamed snocciola le avventure di due stregoni che combattono con le arti marziali stuoli di zombi. Nel romanzo web alla base dell’opera i due sono omosessual­i ma in Cina dal 2015 è proibito mostrare relazioni Lgbtq in tv: quindi niente baci. Ma la internet literature è un fenomeno epocale in Asia, che assicura uno zoccolo duro di fan e sfugge più duttilment­e alla censura. L’industria televisiva cinese ha fiutato l’affare e ha acquistato i diritti di 60 romanzi a tematica omosessual­e pubblicati originaria­mente su Jinjiang, il sito cinese di letteratur­a web: i produttori dovranno edulcorarn­e i contenuti ma sanno che avranno spettatori garantiti, quei milioni di lettori che la versione non censurata della storia la conoscono già.

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