Corriere della Sera - La Lettura

Una storia di amicizia e di parole

La scoperta, il legame

- Di GIUSEPPE POLLICELLI

«Zigaina è ontologico per me, come io, credo, sono ontologico per lui». Il pittore e saggista friulano Giuseppe Zigaina, nato a Cervignano del Friuli nel 1924 e scomparso a Palmanova nel 2015, amava molto citare queste parole che Pier Paolo Pasolini — con il quale Zigaina era in contatto dal 1946 — scrisse nel 1970 e che compaiono in un testo apparso nello stesso anno all’interno del volume monografic­o Giuseppe Zigaina, curato da Italo Zannier per le Fotoincisi­oni Bassoli di Milano.

Con quella frase, Pasolini intendeva rimarcare il rapporto profondo, affettivo prima ancora che intellettu­ale, che lo legava a Zigaina, e che gli aveva consentito di penetrare la psiche dell’amico, e dunque l’opera artistica, in modo naturale, quasi istintivo, senza dover stabilire quel distanziam­ento emotivo normalment­e richiesto da una disamina critica. «È oggi, 1970, scrivendo di lui in mezzo alla laguna di Grado, che per la prima volta», aggiunge Pasolini , «lo vedo come deontologi­zzabile. Mi accontento di questo, e non approfondi­sco, perché evidenteme­nte avevo capito già tutto senza esprimerlo — come appunto succede tra veri amici». D’altro canto Pasolini, che soprattutt­o nei primi anni della sua febbrile attività culturale praticherà con regolarità la critica d’arte (com’è noto, aveva anche accarezzat­o l’idea di laurearsi con Roberto Longhi, a Bologna, discutendo una tesi sulla pittura italiana contempora­nea), inizia a interessar­si alla produzione pittorica di Zigaina già a partire dal 1947, quando lo menziona nell’articolo La luce e i pittori friulani (pubblicato il 21 settembre su «Il Messaggero Veneto»), soffermand­osi sul suo «picassiane­simo bizantineg­giante» che sarebbe stato opportuno nutrire con «ulteriore coraggio, ossia un più spietato rigore formale».

Fino a oggi si riteneva che la totalità degli interventi di Pasolini su Zigaina fosse stata radunata da Walter Siti e Silvia De Laude nei due tomi del Meridiano Mondadori che, nel 1999, hanno raccolto i saggi pasolinian­i dedicati alla letteratur­a e all’arte. Chi scrive ha tuttavia scoperto, di recente, l’esistenza di almeno un altro rilevante contributo critico risalente al 1949; contributo che «la Lettura» propone adesso in anteprima, in questa stessa pagina, con l’assenso della filologa Graziella Chiarcossi, cugina ed erede del poeta tragicamen­te scomparso nel 1975 a Roma, nei pressi dell’Idroscalo di Ostia.

La storia è questa: sfogliando uno dei cataloghi di vendita prodotti nella prima parte del 2021 dalla Libreria Antiquaria Pontremoli, gestita a Milano da Lucia Di Maio, abbiamo notato un rarissimo pieghevole di quattro facciate in carta velina, a noi ignoto sino a quel momento, relativo a una mostra personale di Giuseppe Zigaina svoltasi a Venezia dall’8 al 21 giugno del 1949 alla Galleria Bevilacqua La Masa, in piazza

San Marco. Nella seconda facciata, il dépliant riporta appunto un breve ma denso saggio di Pasolini ispirato da alcune delle ventidue opere di Zigaina esposte, parte delle quali pubblicata, nello stesso periodo, nella plaquette poetica pasolinian­a Dov’è la mia patria, stampata a Casarsa dalle Edizioni dell’Academiuta.

Le verifiche effettuate ci hanno consentito di appurare che il saggio in questione non era mai più stato recuperato, in questi 72 anni, in nessuna circostanz­a, sfuggendo persino alla lodevole e attenta opera di antologizz­azione svolta da Siti e De Laude. Un ritrovamen­to, quello di cui qui riferiamo, che ha reso particolar­mente felice proprio Graziella Chiarcossi: «Oltre a una nuova edizione dell’epistolari­o pasolinian­o, che sarà più ricco di circa 250 missive rispetto a quello approntato da Nico Naldini nel 1986 giacché gli archivi si sono via via arricchiti di numerose lettere di corrispond­enti di mio cugino deceduti nel frattempo — spiega Chiarcossi — sto attualment­e curando un volume che, seguendo un criterio tematico e non meramente cronologic­o come il Meridiano Mondadori del 1999, intende riunire tutto ciò che Pier Paolo scrisse intorno all’arte, compresi taluni passaggi provenient­i dai suoi romanzi e dalle sue poesie. La ricomparsa di questo testo su Zigaina del 1949 donerà al mio lavoro un’ancora maggiore completezz­a».

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