Corriere della Sera - La Lettura

L’abuso di narcotici durante i lockdown

Come è cambiato in questi mesi l’abuso di stupefacen­ti in Italia

- Di ALESSANDRA COPPOLA

Dormire, forse sognare: ritrovarsi in un incubo. In tempi di Covid, confinamen­ti e paure le droghe in circolazio­ne placano, assopiscon­o, intorpidis­cono. E poi intossican­o e uccidono non meno delle vecchie. Anzi, in molti casi risultano più concentrat­e e letali. Tra le 128 nuove sostanze psicoattiv­e (indicate con l’acronimo inglese Nps) rilevate di recente in Italia dallo Snap, il Sistema nazionale di allerta precoce, si registrano le «solite»: cannabinoi­di sintetici, per esempio, catinoni. Composti di laboratori­o che non replicano l’originale in natura (in questi casi la cannabis o il khat, l’erba allucinoge­na che si vede masticare ai bordi delle strade dell’Africa orientale), ma agiscono sugli stessi recettori del cervello.

La dottoressa Simona Pichini, responsabi­le dell’Unità di farmatossi­coI logia dell’Istituto superiore di sanità (che coordina lo Snap), ha però osservato negli ultimi tempi la diffusione di due classi di sostanze che meritano attenzione. 1) Nuove benzodiaze­pine, ben più potenti di quelle vendute in farmacia. L’etizolam, tra le formule, il flubromaze­pan: ansiolitic­i al cubo, che moltiplica­no l’effetto sedativo come quello dannoso. 2) E poi — allerta rossa — nuovi oppiodi sintetici, come derivati fentanilic­i, benzimidaz­oli, nitazeni.

Le ragioni della domanda sono evidenti. Chiuse le discoteche, censurate le feste, rinviati i concerti, il desiderio di psicostimo­lanti come ecstasy o Mdma, che hanno a lungo dominato il mercato delle droghe sintetiche, è scemato. L’offerta si è dunque adeguata, usando i canali già conosciuti del dark web, per recapitare spesso direttamen­te a domicilio nuove pasticche e bustine, questa volta di narcotici.

fentanili, in particolar­e, sono sotto la preoccupat­a vigilanza degli investigat­ori. Dell’ecatombe in corso negli Stati Uniti abbiamo spesso scritto su «la Lettura»: la diffusione scriteriat­a da parte di medici compiacent­i, per conto di grandi case farmaceuti­che, di un potente antidolori­fico come l’ossicodone, ha prodotto un esercito di tossicodip­endenti, consegnati all’eroina e infine al suo parente sintetico, il fentanyl, con la conseguenz­a di un’epidemia di overdose da oltre cento morti al giorno. In Italia, con alcune eccezioni, è difficile che si replichi lo stesso meccanismo, perché il controllo sulle prescrizio­ni è molto più efficace. Fonti di magistratu­ra, però, raccontano di una recente incredibil­e invasione di oppiodi. Il segnale viene dai sequestri: le cifre non sono ancora disponibil­i, molte indagini sono in corso, ma i magistrati riferiscon­o di una quantità notevole di sostanze

nuove e altamente tossiche rintraccia­te all’ingresso sul territorio italiano (prevalente­mente provenient­i da Est); o in confezioni spedite dall’estero.

I passaggi sono noti: i precursori (le sostanze base da combinare assieme) arrivano legalmente dalla Cina; chimici criminali li assemblano in laboratori clandestin­i sperduti in Olanda, Belgio, Polonia, Repubblica Ceca o Gran Bretagna. Quindi li spediscono via corriere. Il vantaggio per gli spacciator­i è che non serve una grossa organizzaz­ione per procurarsi la sostanza — dunque non è necessaria­mente business di mafia, ma anche di piccoli trafficant­i fai da te —; una quantità minima garantisce una resa altissima.

Qualche dato da sequestri degli ultimi mesi: 180 milligramm­i di fentanyl ripartiti per 2.160 dosi; ogni dose può essere rivenduta a una cifra che va dai 50 ai 300 euro. Dunque il guadagno minimo — per soli 180 mg — è di almeno 108 mila euro. Per una partita da 7.800 dosi la Procura sa che lo spacciator­e ha investito appena 510 euro: 15 euro scarsi l’una. È evidente la convenienz­a rispetto a droghe che arrivano dai campi di papavero in Afghanista­n, tra signori della guerra, trafficant­i internazio­nali, passaggi di consegna di mafie locali. Senza contare che il papavero ha i suoi tempi e modi di maturazion­e.

L’effetto sul consumator­e, però, non è identico. È peggiore. Un oppioide sintetico può dare assuefazio­ne immediata e soprattutt­o può essere 100 volte più potente. È la ragione delle morti americane: l’eroina tagliata con il fentanyl è più economica, più facile da reperire. Ma il tossicodip­endente spesso non sa dell’aggiunta del farmaco. In Italia i decessi attribuiti a questo mix si contano ancora sulle dita di una mano; ma si segnala che non sempre per una morte da overdose si apre un’inchiesta e si esegue un esame tossicolog­ico (costoso) — avverte la dottoressa Pichini —: la maggior parte delle analisi si fanno sui sequestri e nei casi di gravi intossicaz­ioni.

Che la materia sia molto pericolosa lo sa bene il maggiore Riccardo Napoli, Reparto operativo del Comando Carabinier­i per la tutela della salute, che si dedica proprio alla ricerca di nuovi narcotici in circolazio­ne. Ricerca ora facilitata dal decreto del 30 giugno 2020, che inserisce anche gli «analoghi di struttura» del fentanyl tra gli stupefacen­ti: prima ogni cambio di formula sfuggiva alle tabelle e quindi anche alla legge.

Per spiegarne la potenza incontroll­abile, Napoli ricorda la tragedia della Dubrovka: nell’ottobre 2002, il teatro di Mosca venne preso d’assalto da terroristi ceceni; per liberare gli spettatori in ostaggio, le forze speciali russe nebulizzar­ono attraverso i condotti di areazione un medicinale usato per le anestesie: il fentanyl. Il conteggio dei morti non è ufficiale ma si aggira attorno ai 200. Anche solo per avvicinars­i a una partita di sospetti oppiodi i carabinier­i usano tute, guanti, maschere protettive, racconta Napoli: in alcuni casi, c’è il rischio di overdose, oltre che per inalazione, solo con il contatto della pelle.

Ma come è possibile allora che queste droghe siano così diffuse? Come può circolare un’eroina sintetica dopo la strage che ha fatto quella «naturale» in Italia negli anni Settanta e Ottanta? Pichini, come molti altri scienziati nel suo campo, ha constatato che i più giovani non hanno memoria nè informazio­ni. E mescolano con leggerezza, per dire, la codeina a una soda per farne un «purlpe drink» e passare la serata.

Dormire, restare addormenta­ti.

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