Corriere della Sera - La Lettura
Biancaneve riceve un sms di allarme... Le favole riscritte
Angela Carter immagina la Bella attratta eroticamente dalla Bestia. Michael Cunningham mette a cuocere in un forno la vecchia ninfomane di Hansel e Gretel. Amélie Nothomb rivendica il diritto dell’assassino Barbablù ad avere segreti
Da sempre le fiabe sono state rivisitate, aggiornate, restituite a crudezze e crudeltà originarie che il tempo (e Disney) hanno spesso edulcorato. Roberto Innocenti ha trasportato Cappuccetto Rosso in un insidioso centro commerciale
Biancaneve riceve un sms sul cellulare: la regina vuole ucciderla, per fortuna ci sono i nani smanettoni ad aiutarla con internet e il principe è un tecnico della fibra ottica. Cappuccetto Rosso vive in un palazzone popolare di una metropoli e per raggiungere la nonna, che abita in una roulotte in periferia, deve attraversare l’insidioso centro commerciale, facendo attenzione al lupo-motociclista, «tenebroso e forte». Sono due delle molte trasformazioni con cui sono stati rivestiti, nella letteratura per ragazzi di casa nostra, personaggi e topoi ereditati dai grandi storyteller classici. Monica Marelli è l’autrice di Hanno taggato Biancaneve. C’era una volta... il web (Editoriale Scienza) versione 2.0 della celebre fiaba dei fratelli Grimm, mentre al grande illustratore Roberto Innocenti, unico premio Andersen italiano insieme a Gianni Rodari, si deve l’ambientazione inquietante e contemporanea che non garantisce happy end, di Cappuccetto Rosso, una fiaba moderna (La Margherita).
D’altronde già Gatta Cenerentola di Gian Battista Basile, inclusa nella raccolta postuma secentesca Lo cunto de li cunti (Roberto De Simone ne farà un’altrettanto celebre opera), si differenzia dalla versione classica di Perrault su cui si basano tutti i successivi adattamenti, anche cinematografici, trasformando la Cenerentola di una tradizione millenaria in Zezolla, ragazza audace, in grado di uccidere la sua matrigna soltanto per vederla sostituita da un’altra ancora peggiore. E quella «carogna» di Roald Dahl (come lo definì Giorgio Manganelli), geniale incantatore di bambini e adulti, dedicò ad alcune fiabe note i suoi Versi perversi (magistralmente tradotti in italiano da Donatella Ziliotto per Salani) in cui alludeva maliziosamente al fatto che Treccedoro non potesse dormire tranquilla nel letto dei tre orsi, mentre Cappuccetto Rosso, arrivata davanti al lupo già vestito da nonna «rise e, senza una parola,/ dalle mutande levò una pistola,/ la puntò al muso di quel poveraccio,/ e bang! lui cadde giù come uno straccio».
Una delle scrittrici italiane piu amate dai ragazzi, Paola Zannoner, ha pubblicato una raccolta, Specchio Specchio (De Agostini) in cui le Cenerentole si sdoppiano, sono femministe e lottano contro l’erede al trono; Pollicino è un piccolo detective che smaschera un caso di sfruttamento di lavoro minorile; Biancaneve una ragazzina di colore, spilungona e impacciata, alle prese con il modello di bellezza imposto dalla vanitosa Regina bianca; Bella un’archeologa che viola una tomba egizia e viene fatta prigioniera da una Bestia mostruosa.
Nel corpo a corpo con la tradizioni dei fratelli Grimm, di Perrault, di Andersen si è cimentato anche Antonio Moresco che nella sua raccolta Fiabe (Sem), illustrate dall’ardimentoso pittore Nicola Samorì, si misura anche con le favole animali di Lafontaine, con i cunti di Basile, con la Bibbia, con testi di poeti e di narratori come Kafka, Rimbaud, Campana, in un’idea di genere «aperto», che non ha paura di contaminarsi e sconfinare in altri generi, di estremizzare le storie e di metterci dentro la tortura, la morte, il cannibalismo. La convinzione di fondo è che le fiabe dicano sempre la verità e che edulcorarle significhi rinunciare a una parte di essa.
Insomma, riscrivere le storie cercando al loro interno gli archetipi immutabili è uno degli sport preferiti degli scrittori di tutti i tempi. E non sono solo gli autori per ragazzi, o i film di Disney, ad avere riletto, a volte rivoluzionato, spesso edulcorato, i racconti nati da tradizioni orali molto più crudeli e splatter di quanto certi raccoglitori abbiano tramandato. Lo mostra bene un volume pubblicato da Donzelli e curato da uno dei massimi studiosi di letteratura per ragazzi, l’americano Jack Zipes, La principessa Pel di Topo e altre 41 fiabe da scoprire. Il libro ha raccolto accanto a fiabe classiche, narrate in versioni poco note, altre praticamente inedite in Italia come Le bambine e la grande fame, dove una madre in miseria, invece di sacrificarsi per le figlie come richiede l’iconografia dell’amore materno, vuole mangiarle. O come Certi bambini si misero a giocare al macellaio, dove il piccolo che fa la parte del macellaio sgozza quello che fa la parte del maiale. Insomma, un modo per ricordare la lunga evoluzione dei comportamenti sociali.
Per il suo Barbablù (Voland) Amélie Nothomb, narratrice belga dalla scrittura visionaria, poco incline al politicamente corretto, ha preso spunto da uno dei racconti più celebri di Perrault senza cambiare la sostanza della storia ma trasformando il simbolo del serial killer uxoricida in un uomo innamorato che vuole conservare i suoi
segreti, anche rispetto alla donna che ama, a cui chiede e offre fiducia. Il mostro, nel romanzo, è un nobile spagnolo in cerca di un’inquilina con cui dividere l’appartamento in un antico palazzo nel VII arrondissement parigino: a presentarsi è una giovane belga, Saturnine, che per 500 euro al mese avrà a disposizione una camera lussuosa di 40 metri quadri e l’uso dell’intero appartamento con un’unica interdizione: la camera oscura, regno privato del padrone di casa.
Non poteva non esserci Barbablù anche nella Camera
di sangue di Angela Carter, arguta penna inglese, morta troppo presto, a 52 anni, che le fiabe le ha messe al centro del suo ricco corpus narrativo per svelarne i contenuti latenti, la sensualità, la trasgressione. Margaret Atwood, sua grande estimatrice, la definì «la fata madrina» perché «pareva sempre sul punto di donarti qualcosa: un talismano o la formula magica per aprire porte incantate». Socialista, femminista, immaginifica nella scrittura, Carter teorizzava un modello di donna che trionfa sulla violenza invece di subirla e infatti la vittima di Barbablù, nella sua interpretazione, vive ricca e felice, Cappuccetto Rosso ammansisce sbrigativamente il Lupo, la Bella ha la meglio sulla Bestia verso cui è eroticamente attratta. Quelle di Angela Carter non sono fanciulle indifese in attesa che qualcuno le salvi, ma donne consapevoli in grado da sole di liberarsi, usando la seduzione, la forza o la furbizia, affrancandosi dal modello patriarcale dominante.
In tutto il lavoro di Angela Carter c’è questo tentativo di svelare i ruoli e le strutture mitiche della nostra esistenza, in particolare quelli legati al femminile e all’identità. Un’ottica che la scrittrice ha portato avanti anche nell’ultima parte della sua vita, quando si dedicò a una raccolta di fiabe folcloriche al femminile attingendo a racconti orali che provengono dall’Europa, dagli Stati Uniti, dall’Artico, dall’Africa, dal Medio Oriente e dall’Asia. L’antologia è stata recentemente pubblicata da Donzelli (editore che ha in catalogo i più ricchi repertori di fiabe), con il titolo Le mille e una donna, a cura di Bianca Lazzaro e con le illustrazioni di Cecilia Campironi. Virago esquimesi, madri cinesi che tornano dall’oltretomba, odalische: tutte sono saldamente ancorate alla realtà e si fanno largo in regni fatati, popolati di spiriti e trucchi, indovinelli e incantesimi, oggetti magici e animali parlanti, per salvarsi, per divertimento o per voglia di rivalsa.
Obbedisce al gusto del rovesciamento uno scrittore americano molto attratto dalla fenomenologia dei miti letterari come Michael Cunningham che nella raccolta
Un cigno selvatico (La nave di Teseo) ha raccolto dieci anti-favole ciniche e politicamente scorrette. Così Biancaneve nel suo ménage di coppia rimette in scena ogni volta, trattenendo il respiro, la sua resurrezione per compiacere un principe feticista e un po’ necrofilo; Hansel e Gretel sono piccoli teppisti violenti e senza freni, attirati da una vecchia ninfomane che si ritrova spinta in un forno e messa a cuocere; la povera Raperonzolo è in crisi matrimoniale perché perde i capelli, mentre la Bella è una ragazza inquieta che preferisce una Bestia di straordinaria delicatezza al ragazzotto arrogante che invece si trova davanti.
L’oscurità dei racconti rivela che il presente è simile al passato, che in migliaia di anni non è cambiato poi così tanto, o anche, come ha detto in un’intervista Cunningham, che «il vuoto esistenziale dell’essere umano, le cavità del suo cuore, le sue impotenze, le sue bassezze fanno sempre la stessa ombra».