Corriere della Sera - La Lettura
«Dante, Fellini Cervantes Che parodie!»
Giorgio Cavazzano, storico illustratore di «Topolino», racconta i classici reinterpretati
«Come nel primo canto v’ebbi a dire,/ in una selva oscura mi trovai/ Che nel pensier mi fa rabbrividire./ Quivi sospiri, pianti ed alti guai,/ Parole d’ira e suon di man con quelle/ Sì che pareva d’essere in tranvai/ Nel quale il passegger vede le stelle/ Imperocché viene compresso al punto/ che dalle fauci gli escon le budelle!». È il 1949 e Topolino, per cinque numeri, si addentra nei meandri dell’Inferno di Dante. La sceneggiatura è di Guido Martina, i disegni di Angelo Bioletto. Le terzine ricalcano quelle dantesche, con evidente intento parodistico (recente la gaffe del sottosegretario all’Istruzione Rossano Sasso che ne ha citati alcuni versi scambiandoli per originali). Nasce il filone della grande parodia Disney, una riscrittura che vede gli amati topi e paperi interpretare i ruoli più disparati e cimentarsi con i classici della letteratura —l’ Iliade, Don Chisciotte ,i Promessi sposi — fino ai film più famosi e alle opere liriche (c’è ad esempio una versione di Paperina Butterfly).
«L’Inferno di Topolino» è stato ripubblicato quest’anno da Giunti nel volume PaperDante insieme a un’altra parodia storica («L’Inferno di Paperino» di Giulio Chierchini del 1987) e a una nuova storia dantesca realizzata dallo sceneggiatore Augusto Macchetto, dalla disegnatrice Giada Perissinotto e dal colorista Andrea Cagol. «La Divina commedia, la grande parodia
italiana, ha aperto tutta una serie di opportunità per noi da più di settant’anni», racconta a «la Lettura» lo storico disegnatore Disney Giorgio Cavazzano, 74 anni, veneziano, uno dei maestri dell’illustrazione italiana. «Abbiamo la fortuna di avere personaggi che possono recitare in qualsiasi ruolo. Certo, Topolino, Minni, Paperino, Paperone hanno caratteristiche diverse. Ma sono unici al mondo: possono interpretare Shakespeare (ho realizzato un Paperone Bisbeticus domato) e Hemingway, basta avere un’idea».
Le riscritture nascono da un’idea di interpretazione da parte dello sceneggiatore. «A quel punto — racconta Cavazzano — il disegnatore si trova a essere regista, tecnico delle luci, costumista, scenografo. Da parte mia, comincio con la ricerca e la documentazione. Riempio il tavolo di immagini, articoli, libri». La prima parodia firmata Cavazzano uscì nell’agosto del 1987 ed era la riscrittura di Casablanca, con Topolino che interpreta Mich (il Rich di Humphrey Bogart) e Pippo che diventa il pianista Sam. «Fu Vincenzo Mollica durante una cena a chiedermi se avessimo in programma un remake di qualche film e a suggerirmi Casablanca.
Quella sera ci siamo accorti che i personaggi Disney calzavano perfettamente con quelli della pellicola. Ho ripreso certi frame del bellissimo film di Michael Curtiz ed stata davvero una gioia». Tavole che colpirono lo stesso Federico Fellini che alzò il telefono, chiamò il disegnatore veneziano e gli chiese la parodia di un suo film. La scelta cadde su La strada, con la sceneggiatura di Massimo Marconi. Minni vestiva i panni di Gelsomina — nel film, Giulietta Masina — e Gambadilegno quelli di Zampanò. «Fu la stessa Masina a chiedermi di disegnare Topolino e Minni come li ricordava lei da bambina. Una chiave interpretativa bellissima che mi ha aperto un’autostrada creativa. Nel 1991 mi sono immerso nel pennino degli anni Trenta: i personaggi con i pantaloncini rossi, il cappellino, i fiori. Ho imitato anche l’inchiostrazione di quegli anni».
Riscrivere in un altro linguaggio, quello del fumetto, per un altro pubblico, quello dei più piccoli (anche se le parodie disneyane sono amate dal pubblico di ogni età) porta al rischio del tradimento dell’originale. «Ma i classici non tramontano mai e sanno parlare anche a epoche diverse da quella per cui sono stati pensati. Bisogna trovare una chiave di lettura completamente nuova. Adattare tempi, situazioni. Il pubblico capisce la dinamica di un’espressione, di una vignetta. È un gioco ma mi permette di divertirmi ancora adesso che disegno personaggi Disney da cinquant’anni».
Nel 2016 è stato il regista finlandese Aki Kaurismaki a chiedergli una riscrittura del suo L’uomo senza passato: ne è nato Il papero senza passato. Riscrivere significa anche adattare il linguaggio: «A differenza del pubblico latino, quello nordico ha una dinamica più pacata, con personaggi che agiscono molto lentamente. In un’atmosfera poco solare che però mi ha dato modo di trovare una chiave nuova, interessante». Quella delle parodie Disney è una particolarità italiana, poi esportata. «Non esiste una scuola originale come quella italiana. Lo stesso Zio Paperone creato da Carl Barks è diventato adesso un personaggio italiano. E questo è passato anche attraverso le varie interpretazioni che gli abbiamo fatto fare». Ma una riscrittura per bambini li aiuta ad avvicinarsi al libro o al film originali? «Credo di sì, me lo ha confermato Alessandro Baricco. Ho realizzato una parodia del suo Novecento, scritta da Tito Faraci. È stato bellissimo: ho vissuto un paio di mesi sollevato da terra. Non dormivo la notte pensando alla vignetta che avrei dovuto disegnare il giorno dopo».