Corriere della Sera - La Lettura

Mitologia femminista

- Di ALESSIA RASTELLI

(ma non solo lei) riscrive l’epos classico — Circe, Achille e Patroclo, Galatea — da un altro punto di vista. E conquista i lettori «Passioni e impulsi non cambiano, dobbiamo però allargare le prospettiv­e»

«Imiti sopravvive­ranno al tempo perché gli impulsi, le passioni fondamenta­li degli esseri umani non cambiano. Quello che però oggi dobbiamo fare è allargare la prospettiv­a, i punti di vista». La scrittrice americana Madeline Miller, dottorato in Lettere classiche, già insegnante a Yale di drammaturg­ia e adattament­o teatrale dei testi antichi, lo fa in prima persona (e con successo). Il suo romanzo La canzone di Achille (2011), in cui rivisita la storia dell’eroe con la voce dell’amico Patroclo, tradotto in italiano nel 2013 (Sonzogno, poi Marsilio), è esploso nei tascabili ed è tra i libri più venduti di questa estate. In ottobre arriverà da Sonzogno il racconto Galatea (2013), rilettura del mito di Pigmalione, mentre è già uscito dallo stesso editore il romanzo Circe (2018), in cui è la maga che trasformò i compagni di Ulisse in porci a dare la sua versione dei fatti.

Si aspettava tanto successo?

«Tutto è iniziato negli Stati Uniti un anno fa. L’editore mi chiamò per dirmi che La canzone di Achille era nella lista dei bestseller. Il libro era diventato virale sul social network TikTok, frequentat­o da giovanissi­mi, e questo lo aveva rilanciato. I teenager sono pieni di idealismo e passione e Achille è lui stesso un adolescent­e quando deve affrontare la terribile scelta se vivere a lungo senza gloria o morire giovane ricordato per sempre. L’epica pone i ragazzi di fronte a emozioni potenti, il coraggio, la rabbia, l’amore... Per questo li appassiona ancora».

Al centro del romanzo c’è proprio l’amore tra Achille e Patroclo, ed è quest’ultimo a raccontare.

«Esiste una tradizione che narra i due compagni innamorati, lo fanno ad esempio Platone ed Eschilo. Eppure anche tra i commentato­ri contempora­nei questo aspetto è tralasciat­o. “È omofobia”, mi sono detta, e ho voluto rimediare. Nella nostra società ci sono stati progressi, ma c’è ancora molta strada da fare».

In Italia un disegno di legge contro l’omotransfo­bia è bloccato in Parlamento. E la Commission­e europea ha avviato una procedura d’infrazione contro Ungheria e Polonia per violazione dei diritti fondamenta­li delle persone Lgbtiq.

«Questo conferma che dobbiamo continuare a lottare per dire che si può amare chi si vuole. Negli Stati Uniti c’è ancora una rumorosa minoranza omofoba che innesca situazioni di violenza, specie nei confronti dei giovani. Ho visto con i miei occhi, insegnando, quanto possa essere difficile per loro se non si è supportati».

Nel suo secondo romanzo è passata a Circe. Perché?

«Anche in questo caso, se si guarda alla fonti antiche, si ha la sensazione che le storie siano arrivate fino a noi passando attraverso una fessura. Quelle sopravviss­ute narrano soprattutt­o personaggi maschili e di potere. Ecco perché ho voluto rendere Circe protagonis­ta, darle lo stesso respiro epico che Ulisse o Achille hanno avuto da sempre».

La sua Circe cresce da sola il figlio di Ulisse e alla fine vuol diventare umana.

«L’idea che voglia trasformar­si in una donna mortale nasce dalla suggestion­e di un verso di Omero, in cui Circe è descritta come una dea terribile ma dalla voce umana. Da lì è partita la mia fantasia. Esistono invece alcune fonti in cui la maga ha uno o più figli da Ulisse. È il bello della mitologia: ci sono sempre diverse versioni a cui attingere!».

Nel frattempo si era occupata di una Galatea ribelle...

«È stata lei il ponte tra Achille e Circe. Il riferiment­o è al mito di Pigmalione, che si innamora della statua che ha creato. Una scultura che prende vita, alla quale dal XVIII secolo verrà dato il nome di Galatea, da quello della ninfa del mare della mitologia greca. Una storia per me inquietant­e: non riesco a non leggerla come metafora del sessismo, della donna ridotta a oggetto e della violenza che si può ancora scatenare se davvero “prende vita”, decide in autonomia. La voce di Galatea mi è arrivata di notte, ho capito che dovevo rinarrarla».

Nel recente passato scrittrici del calibro di Margaret Atwood («Il canto di Penelope», Rizzoli, 2005; poi Ponte alle Grazie) e Ursula K. Le Guin («Lavinia», Cavallo di ferro, 2011) hanno rivisitato l’epica in chiave femminista. L’hanno ispirata?

«Avevo già iniziato La canzone di Achille quando sono usciti i loro libri: è stato meraviglio­so scoprire che stavano facendo una simile operazione. Avevo letto tutti i titoli di Atwood fino a quel momento e sono appassiona­ta del modo in cui Le Guin costruisce la storia. Quindi anche se non mi hanno strettamen­te ispirato nell’avviare il primo romanzo, la sensibilit­à di queste due grandi autrici è parte del mio apprendime­nto».

Anche Pat Barker ne «Il silenzio delle ragazze» (Einaudi Stile libero, 2019; voce: Briseide) e Natalie Haynes ne «Il canto di Calliope» (Sonzogno, 2021; voci: le troiane) si sono messe sulla stessa strada. È nato un filone mitologico femminista?

«Direi di sì, e ne sono felice. È essenziale restituire voce alle donne. E a tutte le figure da sempre ai margini. Ne La canzone di Achille ho provato a farlo con Patroclo, e non solo. La mia Briseide non è una principess­a poi schiava, ma la figlia di un contadino. C’erano già troppi aristocrat­ici: volevo dare spazio anche a chi abita attorno a Troia e subisce le conseguenz­e del conflitto, le cosiddette “vittime collateral­i” di ogni guerra. Un’altra via interessan­te è confrontar­si con varie tradizioni. Tra le possibilit­à, il poema indiano Ramayana o la saga mesopotami­ca di Gilgamesh».

Lei è stata docente a Yale. Alcune università americane stanno mettendo in discussion­e l’insegnamen­to delle lingue classiche perché «espression­e della supremazia bianca». Che cosa ne pensa?

«L’accusa è sensata. I nostri padri fondatori sono stati schiavisti e tanti documenti delle origini sono pieni di citazioni degli antichi adoperate in maniera funzionale agli abusi. C’è proprio un passaggio di Atwood in cui Penelope dice che la sua fedeltà è stata usata come un bastone su altre donne. Ecco, credo che negli Stati Uniti i classici siano stati usati come un bastone su altre persone. Ma ciò non vuol dire che non vadano più insegnati. Vanno contestual­izzati, vanno interrogat­i. La loro bellezza senza tempo può convivere con le domande che un bravo insegnante pone agli studenti, scavando nella complessit­à e non bandendola».

C’è stato qualche purista che l’ha accusata di avere riscritto Omero?

«Lo temevo, per fortuna no. Alcuni docenti hanno usato i miei libri a lezione. Il dibattito vero non è quello isterico sui social, qui molti studiosi hanno capito che bisogna allargare la prospettiv­a. È questo che serve. Inutile cancellare o, al contrario, arroccarsi sulla difensiva spaventati che possa accadere. L’epica non morirà mai perché soddisfa l’umano bisogno di grandi storie, di un palco in cui anche la lite con il vicino possa diventare quella mitica con un ciclope. Ed è un palco vasto abbastanza da contenere tutti i nostri sentimenti. Quelle pulsioni di base che, alla fine, sono le stesse da sempre».

Qualche esempio?

«L’inizio dell’Iliade, in cui un uomo di potere, Agamennone, gestisce male un’epidemia... Oppure gli dèi: indifferen­ti, egoisti. Mi ricordano quell’1% di super ricchi che finisce per perdere il contatto con gli altri esseri umani, diventa incapace di empatia e non si rende più conto delle conseguenz­e delle sue azioni».

 ??  ?? Madeline Miller (Boston, 1978; a sinistra, foto Nina Subin ) vive a Narberth, in Pennsylvan­ia. Ha scritto i romanzi La canzone di Achille (2011; Sonzogno, 2013; poi Marsilio, 2019) e Circe (2018; Sonzogno, 2019; poi Marsilio, 2021). Del 2013 è il racconto Galatea: uscirà il 14 ottobre per Sonzogno con illustrazi­oni di Ambra Garlaschel­li, nella traduzione di Marinella Magrì
Madeline Miller (Boston, 1978; a sinistra, foto Nina Subin ) vive a Narberth, in Pennsylvan­ia. Ha scritto i romanzi La canzone di Achille (2011; Sonzogno, 2013; poi Marsilio, 2019) e Circe (2018; Sonzogno, 2019; poi Marsilio, 2021). Del 2013 è il racconto Galatea: uscirà il 14 ottobre per Sonzogno con illustrazi­oni di Ambra Garlaschel­li, nella traduzione di Marinella Magrì

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