Corriere della Sera - La Lettura
Fanno paura le relazioni tra esseri (dis)umani
Ventinove storie di Noëlle Revaz dominate dalla mancanza di comunicazione
Ventinove storie, altrettanti pezzi di un unico puzzle che si compone riga dopo riga, continuamente spiazzando il lettore, destabilizzandolo. Il disegno che via via si profila, infatti, non è di quelli che appagano la vista e rasserenano l’animo. Anzi. È urtante, cangiante, magmatico e scuote, smuove, rivolta come sa fare la vita nel suo dispiegarsi spesso inconcludente fra le pieghe degli anni e degli incontri che vi si fanno.
Ermellino bianco e altri racconti è un ribollente caleidoscopio di relazioni umane che Noëlle Revaz squaderna in modo diretto, brutale, sbattendole in faccia al lettore nella loro concreta fisicità (l’amore è poco più di uno scambio di effluvi e liquidi quando non è violenza allo stato primordiale) in virtù di una lingua sempre nuova, mutevole, che si adegua, quasi ricreandosi ogni volta per aderirvi al meglio e che non poco sforzo ha richiesto alla brava traduttrice Maurizia Balmelli per renderla in italiano dall’originale francese.
Ci sono, nel libro, svariate figure che la 53enne scrittrice svizzera scoperta in Italia da Keller nel 2013 (con il romanzo Cuore di bestia) — e ora pubblicata da Casagrande — mette sotto la lente d’ingrandimento fino a coglierne ogni più piccolo particolare, a volte addirittura utilizzando questi ultimi quali protagonisti dei racconti, come avviene nel geniale Nella città, in cui l’intera vita di una donna senza nome viene ripercorsa attraverso l’agire del suo corpo (dai piedi alla lingua) e l’interazione di questo con le membra delle altre persone e con gli oggetti d’uso quotidiano, il tutto filtrato dallo sguardo disincantato di fantomatici osservatori che altro non sono se non i lettori.
Ma c’è anche il giovane scapolo dal complesso di Edipo che non sa decidersi a sostituire la madre con una donna con cui sposarsi; ci sono le tante zie che dirigono in coro la vita dell’unico nipote, impedendogli di crescere liberamente; c’è l’autista di bus ossessionato da un misterioso passeggero di cui cerca in ogni modo di liberarsi; ci sono gli abitanti di una città che si sentono sicuri solo al suo interno e le cui strade si allungano con le loro lingue grigie per proteggerli da una campagna ritenuta troppo rigogliosa e pericolosa; ci sono i bambini di un orfanotrofio lasciati soli improvvisamente dagli adulti e che cercano di cavarsela in loro assenza; ci sono, soprattutto, uomini e donne alle prese con relazioni sbagliate, violente, senza possibilità di comunicazione.
Un tema, quest’ultimo, che l’autrice ha messo al centro dei due precedenti e fortunati romanzi usciti in Italia, il già ricordato Cuore di bestia eil successivo Tanti cari saluti
(pubblicato da Keller), di cui in qualche modo questi racconti — scritti nell’arco di vent’anni — costituiscono la materia grezza.
Leggere Noëlle Revaz è spiazzante e richiede non poco impegno, sia per i temi sia per il modo in cui sono trattati, ma lo sforzo viene assolutamente ripagato come sempre avviene con la buona letteratura.