Corriere della Sera - La Lettura
I monti nascondono un assassino e tanti segreti
Dopo la trilogia di Penelope Poirot, Becky Sharp costruisce un giallo in un immaginario Trentino
Ophélie e Pierre sono due quarantenni, sposati da venti, quando da Parigi tornano nel paese natale di lui: l’immaginario Torvez, arroccato tra le montagne del Trentino. Pierre deve approfondire certe ricerche storiche per la sua carriera accademica, Ophélie passa il tempo giocando con le bolle con cui ha sostituito le sigarette e disegnando l’albo del loro viaggio. Una pace apparente apre Cuore di lupo, nuovo romanzo di Becky Sharp, pseudonimo di Silvia Arzola, che dopo la trilogia dei divertenti casi di Penelope Poirot firma un giallo ambientato in montagna dal tono più nero ma non meno brillante.
Un omicidio stravolge presto i passatempi di Ophélie che contrariamente a quanto pensa il marito, che la vede come una donna distratta e «bamboleggiante», si rivela molto curiosa, sensibile nei sogni ai presagi, pronta a indagare. La vittima è la madre della sedicenne Gerda, una ragazza che la coppia aveva conosciuto da poco visitando la malga dove pascolava le mucche con lei. In quel breve incontro, pieno di inaspettata confidenza, la ragazza l’aveva definita «una strega». La notte del delitto, quando la mamma viene fatta a pezzi, la giovane sporca di sangue e in stato confusionario si presenta da loro. Per lei, a ucciderla è stata l’Uomo Selvatico, figura leggendaria del folklore, un tramite tra l’uomo e la natura, violento con gli umani. Difficile crederle e i sospetti cadono sull’adolescente, ma l’istinto di Ophélie prende un’altra via: la ragazza è innocente. Dare corpo all’intuizione, aiutata dal giovane studente di antropologia e reporter Claudio, dà il passo al romanzo, diviso in due parti e quarantadue capitoli raccontati in terza persona. Ognuno di questi è chiuso da un’altra voce in corsivo, un contrappunto che cambia il punto di vista e muove la curiosità del lettore nello scoprire a chi appartiene.
Al gioco narrativo ben congegnato, si accompagna la scoperta del mondo chiuso di Torvez attraverso gli occhi di Ophélie che abbandona la sua ingenuità e la fiducia verso Pierre per affrontarne un passato sempre taciuto. Tutti gli amici dell’infanzia del marito sono rimasti nel paesino, tutti tranne lui, l’ambizioso Pierre, e il misterioso Herbert, prete esorcista appena tornato dall’Africa.
Il fatto che siano presenti insieme dopo decenni ha cambiato equilibri e riaperto ferite perché a legare il gruppo fin dall’adolescenza non sono i classici primi amori, ma qualcosa di più segreto e crudele, sepolto in un tempo cancellato che si lega alla leggenda dell’Uomo Selvatico.
L’autrice è brava nel lasciarlo emergere lentamente con l’incupirsi dell’atmosfera del racconto, facendo crescere la protagonista insieme all’inchiesta con un bel lavoro di sviluppo del personaggio: più Ophélie scopre, più cambia il suo carattere e osa. L’indagine ha in fondo due direzioni: una punta alla caccia dell’assassino, l’altra al cuore di una donna che, crollate le certezze, mette in gioco i suoi sentimenti. Becky Sharp le risolve entrambe con successo, grazie a una riuscita suspense.