Corriere della Sera - La Lettura

Tante buone ragioni per non dare 3 a Tre

- di Antonio D’Orrico

Ecco, dopo una settimana, il voto a Valérie Perrin. La lettrice Alessandra Menesini si è portata avanti: «Secondo me, Tre non le è piaciuto. E giustament­e. Parere che mi consolereb­be». Bruno Berni ha sparato ad alzo zero: «Seicento pagine di noia in attesa che qualcosa di unico e inaspettat­o accadesse. Non ho neanche capito bene quale sia il messaggio del libro. Voto 3». Giuseppe Santin si è entusiasma­to: «Tre Strega per Tre». E Rita Zengarini pure: «Ci fa aspettare una settimana per cosa? Per dire che Tre è meglio di Cambiare l’acqua ai fiori? Che non è un libro da ombrellone (maronn!!!)? Che Perrin riesce a non deludere? Un bel voto e basta!». Tirato per la giacca come personaggi più importanti di me, decreto: Tre è in effetti troppo lungo e si gira un po’ intorno. Il tono è cupo, non si scherza mai. Le canzoni di Cambiare l’acqua ai fiori erano più belle (segno che c’era un’ispirazion­e più felice, più canterina, appunto). Ma non gli darei mai 3. Per tante ragioni. Per la prima volta di Nina

Beau, ad esempio: «Lui si era riportato all’altezza della sua faccia, la sua bocca sapeva di sesso umido. Nina aveva desiderato scappare di corsa, tornare a essere una bambina di sette anni non più alta di una staccionat­a». E per il pensiero di Nina alla fine: «Così è questo che fa girare il mondo e scrivere canzoni». Ma anche per l’escamotage narrativo delle lettere rubate da Nina al nonno postino (non sfruttato fino in fondo, ma quasi degno di un tragico greco o, almeno, di Truffaut). Per Étienne, roso dal cancro e deciso ad andare a morire solo e lontano da tutti, che dice al figlio: «Voglio che ricordi l’odore di tuo padre, l’odore dell’uomo che ti vuole bene, non quello di un malato». E poi per una frase («La verità è volgare»), che è una grande frase. P.S. I romanzi non portano messaggi, quelli sono i postini (è il mezzo, cioè il romanzo stesso, che è il messaggio). P.P.S. Voto 6 e mezzo di circostanz­a (lo so che suona come «Sentite condoglian­ze», infatti ho il cuore scuro scuro).

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Valérie Perrin (Remiremont, 1967)

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