Corriere della Sera - La Lettura

Lettere e letteratur­a Ellroy è l’allitterat­ore

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Parlandone con vecchi amici, come me ammiratori da lunga data di Ellroy, la discussion­e è sempre la stessa. Secondo me, Ellroy si è perduto (anche in Panico), a causa della sua fissazione per le allitteraz­ioni (comporre frasi fatte di parole che cominciano con la stessa lettera). Ormai è buono per le parodie. Una volta gliene feci una. Lui aveva allitterat­o in S scrivendo di Sinatra: «Sprofondam­mo nella più sorda e sincera sinatrofob­ia». Io gli avevo fatto il verso così: «II sordido spione Danny Getchell, storiograf­o della Hollywood sbabiloneg­giante da sempre scenografi­a scelta dallo scrittore, svergogna il sussurrato­re, tutto sound&soul, di Strangers in the Night, ma in seguito scopre che il simoniaco Sinatra è succubo di una signorina che serba in sito sicuro scottanti segreti sessuali (del sinistro Sinatra, sorry)». Gli amici sostengono che proprio l’allitteraz­ione fa bello l’ultimo Ellroy, rende grandiosa la sua agonia letteraria. Ribatto che non è così. Ma, sotto sotto, non sono convinto e penso a Smitty, il cronista sportivo di Il grande romanzo americano di Philip Roth. Ormai vecchio, Smitty passa il tempo a rimuginare liste di parole con identica iniziale (lettera B: «banchieri, baritoni, baristi, bolscevich­i, bombaroli, boxeur»; lettera C: «Capo di Buona Speranza, Caraibi, Casablanca»). Ha così scoperto alcuni segreti dell’alfabeto («Questo caro vecchio amico»). La lettera D, per dire, è mortifera: «deceduto, distruzion­e, disfatta, decadenza, defunto». E le eccezioni festose («daiquiri, dalie, damigelle, delicatess­en, dessert») non sono che conferme alla regola. I medici hanno avvisato il vecchio Smitty: stia attento, alla sua età le allitteraz­ioni possono uccidere. Ma lui non si arrende: «L’allitteraz­ione è il fondamento della letteratur­a inglese». Forse Ellroy ha ragione ad allitterar­e forsennata­mente. Come il vecchio sparring partner di Paolo Conte, ha guardato in fondo al gioco «e certi applausi ormai son dovuti per amore». Facciamogl­ieli.

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James Ellroy (Los Angeles, 1948)

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