Corriere della Sera - La Lettura

La ragazza con gli occhi impossibil­i

La canadese francofona crea il diario di un personaggi­o eccentrico

- Di ROMANA PETRI

Bastano poche pagine di Medusa per rendersi conto di avere tra le mani un libro di straordina­ria genialità. La scrittrice canadese Martine Desjardins crea un personaggi­o unico e indimentic­abile. Medusa non è il suo vero nome ma è come la chiamano le sue sorelle dopo aver visto in un acquario «quelle bestiole». La bambina nasce infatti con una strana, inquietant­e deformità agli occhi: solo alla fine sapremo di che cosa si tratta. Da neonata glieli coprono, da bambina glieli bendano e la obbligano a guardare sempre a terra, i capelli a celarle il volto. Alla fine, però, la vergogna è troppa e una sera il padre la abbandona in un istituto per bambine come lei.

È un luogo terribile, spaventoso, con una direttrice calva che cerca di compiacere i 13 benefattor­i (tutti uomini che ricoprono cariche molto importanti) con i favori di queste fanciulle «incomplete». Verrebbe da pensare ad abusi sessuali ma non è così. I benefattor­i hanno altri appetiti: con le bambine amano giocare, tornare indietro nell’infanzia, ma dando sfogo a una crudeltà efferata. Medusa sarà l’unica a riuscire a sopportare le giocose torture con autentico stoicismo. In realtà non è merito suo, ma della deformità di quegli occhi ai quali lei cambia nome di continuo: Immondezze, Indegnità, Anomalie, Respingenz­e, Orripilanz­e... Quando soffre, le basta spingerci contro le dita per trasformar­e il dolore in piacere. I 13 ne sono entusiasti. E la direttrice, che prima era stata crudele al punto da minacciarl­a di morte, la prende nelle sue grazie, le racconta che un tempo era stata lei la prescelta. Ora le consegna il suo scettro. Un giorno sarà la direttrice dell’istituto.

Il romanzo è scritto come un diario ma rivolto a un Tu che solo più avanti scopriremo. La prima parte è tutta dominata da questi giochi inumani che Medusa sopporterà grazie alla magia dei suoi occhi e a inebrianti pastiglie di resina che la direttrice le offrirà. Una specie di droga che a lungo andare annerisce la bocca e ottunde il pensiero. Ma Medusa attende il momento opportuno. Sa che prima o poi un benefattor­e la vorrà tutta per sé. Arriverà il turno dell’Armatore e il gioco è fatto. Una notte la rapirà per portarla sulla sua nave e insieme faranno un lungo viaggio. In cambio chiede solo di essere osservato e ipnotizzat­o per poi addormenta­rsi ciucciando­si il pollice. Medusa vedrà il mondo grazie a un suo dono: un paio di occhiali scurissimi che le permettera­nno di guardare e non

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