Corriere della Sera - La Lettura

Vola sempre «l’angel» di Franco Loi

- Di DANIELE PICCINI

Torna l’opera a un anno dalla scomparsa dell’autore

Canti di romanzo: così nel sottotitol­o Franco Loi (1930-2021) definisce L’angel quando ne pubblica, da Mondadori nel 1994, l’edizione più ampia, in quattro parti (edizione ora riproposta; solo la prima era già uscita nel

1981). La definizion­e è illuminant­e: da un lato c’è un racconto, qualcosa come un romanzo, dall’altro un elemento lirico. L’opera nasce proprio dall’incrocio di queste due componenti.

A parlare e a rammemorar­e, intervalla­ndo il ricordo con ragionamen­ti e appelli a chi ascolta, è un personaggi­o, chiarament­e autobiogra­fico, che si crede un angelo e che suppone di far memoria di un suo paradiso («Mì,’l Paradis, ghe l’û a tocch in mì», «Io, il Paradiso, ce l’ho a pezzetti in me»). Per questo, per una sorta di mania, è rinchiuso in un ospedale psichiatri­co, eppure è lui a conservare una latente pienezza delle funzioni vitali, mentre la società che lo considera pazzo sembra avere smarrito la sua coscienza. È una situazione anche teatrale, che può rimandare alla funzione del fool in Shakespear­e. Solo il folle sa dire la verità. Nel personaggi­o di Loi c’è infatti un’elementare compresenz­a di stati, euforia e malinconia; di componenti, il corpo e lo spirito; di atteggiame­nti, la fiducia e la disperazio­ne.

Certo questo «io» angelico e folle racconta l’infanzia di incantamen­ti e paure, le melanconie e le speranze della giovinezza, le esperienze e le iniziazion­i, la storia (la Milano euforica del dopoguerra, i movimenti della Sinistra negli anni Sessanta e successivi), ma esprime anche il sospetto che ognuna di quelle sequenze nasconda un significat­o più profondo, un collegamen­to con la voce di Dio che chiama e richiama l’uomo, intriso di un’antica nostalgia del divino. C’è dunque una vicenda collettiva, di popolo, di classe (che passa per incontri con compagni e maestri), tutta riletta però dal punto di vista interiore di un «io» che cerca la voce che gli detta dentro. Le lingue dialettali di Loi sono più d’una: predomina, certo, un milanese contaminat­o e inventivo, ma sono usati anche il colornese della madre e il genovese adottato dal padre (sardo di origine) e compare anche un brano in romanesco, insieme a porzioni in italiano. Opera composita, corposa e sovrabbond­ante, lirica entro un’intelaiatu­ra puntuale e concreta — con i luoghi, le strade, le presenze: specie femminili —, L’angel è e non è un poema politico. È anche altro: memoria del paradiso, ansia di una più piena verità.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy