Corriere della Sera - La Lettura
Quanto è stonata la canzone di Achille
Madeline Miller ha dominato la classifica dei tascabili 2021 con le sue rivisitazioni dei miti greci La canzone di Achille (2012) e Circe (2018). La chiave da lei applicata è una chiave Lgbtqia+ (ne apprese i rudimenti nella Giovanni’s Room, libreria indipendente di Philadelphia). Il primo libro racconta l’amore tra Achille e Patroclo penalizzato, secondo l’autrice, da secoli di omofobia. Il secondo libro rivendica il femminismo di Circe da sempre diffamata come strega ninfomane. Queste sono le idee portanti, ma gli svolgimenti sono (ahilei!) mosci e prevedibili. Maria Grazia Ciani, benemerita traduttrice in prosa dei capolavori omerici, apprezza molto La canzone di Achille (e Patroclo) e scrive: «Sulle mura di Troia si profilano due altissime ombre che oscurano l’ormai usurata vicenda di Elena e Paride». Usurata la storia della donna più bella del mondo che, con le sue traversie extraconiugali, dette il via alla narrazione delle narrazioni? Emma Bovary e Anna Karenina si rivoltano nella tomba. Il problema delle riscritture milleriane è, purtroppo, la scrittura. Ecco il coming out di Patroclo con Achille: «Mi sporgo in avanti e le nostre bocche atterrano goffamente l’una sull’altra. Sono come api dai corpi gonfi, morbide e lisce e inebriate dal polline». Fermiamoci qui per comune senso del pudore (letterario più che sessuale). Mi giunge notizia che pure Sandro Penna, autore di liriche immortali e gayssime (da classico redivivo), si rivolta nella tomba. Non si possono imprigionare i classici nella Giovanni Room’s. Io continuo a preferire la Circe di Alberto Savinio: «Circe è la personificazione dell’estetismo, lontana collega di Ida Rubinstein, di Greta Garbo e della marchesa Casati. L’anno che Ulisse passa nell’isola di Circe è l’esperienza “dannunziana” di un uomo di costumi semplici e schietti». Cinque righe datate anni Quaranta che inceneriscono la pensosa melensaggine sessualmente corretta anni Duemila di Madeline Miller.