Corriere della Sera - La Lettura
Raffaello da ascoltare
La Sonosfera di Pesaro, nata per accogliere frammenti acustici a rischio di estinzione, ospiterà note ispirate ai capolavori delle Stanze Vaticane dell’urbinate. David Monacchi: «I suoni ci sommergono da ogni direzione, è commovente»
Gli strumenti greci e romani raffigurati nel Parnaso fanno sentire la loro voce: risuonano una lira ateniese, una cetra romana, una «tibia» (un flauto doppio). Insieme a una rinascimentale lira da braccio. Dalla Disputa del Sacramento scaturisce l’inno gregoriano del Pange lingua. Mentre dalla Scuola di Atene parte una musica elettronica basata sulla complessa simbologia numerica neoplatonica e pitagorica del dipinto: gli affreschi di Raffaello come nessuno li ha mai ascoltati. A proporre un’esperienza musicale e sonora della Stanza della Segnatura affrescata dall’urbinate in Vaticano è la Sonosfera di Pesaro, cavea tecnologica progettata da David Monacchi — compositore eco-acustico, ricercatore e artista del suono — inaugurata nel 2020. Se questo teatro sonoro ha come missione principale quella di preservare frammenti acustici di ambienti a rischio scomparsa (ecosistemi di Amazzonia, Africa, Borneo...), nell’opera che viene inaugurata il 14 gennaio — Raffaello in Sonosfera, ideata dallo stesso Monacchi con Simone Sorini che ha curato il progetto musicologico e storiografico — si propone il grande artista rinascimentale da un inedito punto di vista, anzi di ascolto. Al pubblico seduto nella cavea il suono arriva da tutte le direzioni, anche dal basso, grazie a un sistema di 45 altoparlanti che immergono in un campo sonoro mentre gli schermi proiettano immagini ad altissima definizione 24K. «Non è il semplice sottofondo musicale a una proiezione “immersiva”, come si usa dire oggi. Per intenderci: il nostro scopo non è quello di stupire con effetti speciali, ma di usare musica e suoni per un’esperienza sensoriale e cognitiva diversa, scientificamente e filologicamente fondata, a partire dagli indizi sonori lasciati dal pittore stesso».
E così, per una volta, gli affreschi di Raffaello non solo si guardano (e le proiezioni a così alta risoluzione fanno apprezzare dalle sinopie preparatorie alle singole pennellate di colore), ma si ascoltano. L’opera dura ventisei minuti, scandita in tre parti. L’impianto audio distribuisce i suoni con precisione nello spazio. Ecco così che i punti focali prospettici dei dipinti diventano anche punti focali sonori «illuminati» dalla musica. Il canto gregoriano parte dall’ostia della Disputa e tocca gli altri affreschi, come una processione che si sposta. «Nella parete opposta, contrasto tra fede e ragione, c’è la Scuola di Atene, con i grandi filosofi dell’antichità. Per la Scuola abbiamo composto una musica elettronica tutta basata su quanto lo stesso Raffaello ha raffigurato». Pitagora è ritratto con il figlio Telauge che sorregge una tavoletta con la «tetraktys»: la sequenza dei primi quattro numeri che, sommati, danno dieci. «È da quel simbolo sacro per i pitagorici che si generano i rapporti di base da cui nascono gli intervalli musicali, fondamento dell’intero sistema musicale occidentale», spiega Monacchi. La musica «raffaellesca» di Sonosfera parte da lì, ma anche dalla sezione aurea tracciata nel dipinto da Euclide.
Ecco che arriva un sonetto di Raffaello messo in musica per questa occasione: una polifonia con i liuti che l’ascoltatore percepisce provenire dagli affreschi. O, ancora, il coinvolgente Kyrie dalla Missa Pange Lingua di Josquin Desprez, compositore attivo a Roma negli stessi anni di Raffaello. Anche qui strumenti e voci sono collocati nello spazio in punti ben precisi. «Si è immersi in ogni direzione, anche dal basso, in un ensemble musicale e vocale, proiettati totalmente nella Stanza di Raffaello. Un risultato che commuove», conclude Monacchi.