Corriere della Sera - La Lettura
Longhi: il teatro è servizio
Perché ha scelto «M» come titolo di apertura della prima stagione della sua direzione al Piccolo Teatro Strehler?
«Sono molte le ragioni che mi hanno indotto a presentare la proposta di Popolizio come spettacolo di apertura del 2022 — dice Claudio Longhi —. Perché nel solco della tradizione del Piccolo credo in un teatro “politico”. Perché sono convinto che il teatro debba essere lo specchio attraverso cui una città possa interrogarsi e scoprirsi. Perché credo sia il momento di riflettere sul futuro di una certa idea di regia e di attorialità e sulle responsabilità di un teatro pubblico. Perché credo in un teatro che abita il presente e sono convinto che il presente fatichi a fare i conti con il passato. Perché il teatro è fatto di incontri e quello con Massimo, all’inizio degli anni Novanta, lo è stato».
Quali saranno le direttrici lungo le quali si orienteranno le sue scelte in qualità di direttore del teatro?
«Investire sull’idea di teatro di servizio e di teatro di valore. Esplorare la relazione tra teatro e città in ogni sua dimensione. Riflettere sulle implicazioni sceniche del tema della sostenibilità. Tentare di mettere a fuoco cosa significhi oggi essere teatro d’Europa. Lavorare sulla ricostruzione del patto con il pubblico e sulla formazione dello spettatore. Cercare di dare spazio e tempo alla nuova drammaturgia e ai giovani. Dare “nuova” sostanza all’aggettivo “nuovo”».
Che Piccolo sarà il Piccolo di Longhi?
«Spero sia un teatro aperto e accogliente. Spero sia un teatro capace, però, di schiudere punti di vista e sguardi. Spero sia un teatro immerso nella realtà. Spero sia un teatro poliglotta, onnivoro, pantagruelico e curioso. Spero sia un teatro che non rinunci mai alla mossa del cavallo. Un teatro che voglia continuamente riscoprire cosa significhi oggi incarnare lo straordinario ossimoro di essere “teatro d’arte per tutti”. Un teatro consapevole del fatto che il miglior modo per essere fedeli alla propria tradizione è tradirla. Mi auguro infine, con Brecht, che sia un teatro divertente — molto».