Corriere della Sera - La Lettura

L’aggettivo diventa un valore

- Di GIUSEPPE ANTONELLI

Patria è in origine un aggettivo diventato il nome con cui indicare la terra dei padri: così com’era per il latino (terra) patria e già per il greco (ghe) patrís. Nella storia della nostra lingua la parola è largamente attestata fin dalla metà del Duecento, ma — ricorda Francesco Bruni nel suo Patria. Dinamiche di una parola (Marcianum press, 2017) — «la storia di una parola intellettu­ale è anche una storia dell’idea e della sua vita». Per secoli, patria ha continuato a riferirsi a piccole realtà locali: «Lassaro la patria loro e andaro de là da lo fiume». Ancora in Dante «carità della patria» equivale a «carità del natìo loco»: cioè Firenze; anche se è proprio nei fiorentini Guicciardi­ni e Machiavell­i che comincia ad affacciars­i l’idea di una più ampia «patria comune» ispirata al «bene comune» dei vari Stati in cui l’Italia era divisa. È da metà Settecento, però, che il significat­o di patria cambia decisament­e segno. Nell’articolo Della patria degli italiani, pubblicato nel 1765 nella rivista illuminist­a «Il caffè», si critica l’abitudine di «chiamare forestiere chi non è nato e non vive dentro il recinto di una muraglia». E si esorta all’«amore di patriotism­o», parola qui attestata per la prima volta in italiano: «Vale a dire del bene universale della nostra nazione», altra parola che in questi anni sta ampliando il suo significat­o etimologic­amente legato al luogo di nascita. (L’appellativ­o di patriota nell’antica Grecia era riservato agli stranieri, ovvero ai barbari; i Greci preferivan­o definirsi polítai: abitanti della pólis). Sarà il Risorgimen­to a dare a queste parole il valore di un concreto progetto politico: «La Patria non è un territorio», afferma Mazzini, «è l’idea che sorge su quello». Senso di condivisio­ne che anche dopo l’Unità non può dirsi raggiunto per sempre. Scrive Tommaseo nel Dizionario della lingua italiana: «Chi nella cittadinan­za non vede che diritti scemi di doveri, costui non ha patria se non nella sua pancia: è un Gastropoli­ta».

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