Corriere della Sera - La Lettura

ARTERIE E CORPI: UN’EPICA FATTA DI IDEE, CORAGGIO E LEGHE DI METALLI

- Di DANILO ZAGARIA

Sala operatoria della Cleveland Clinic, Ohio, 9 maggio 1967. L’uomo disteso sul lettino ha 57 anni e l’80 per cento di probabilit­à di non farcela. La sua arteria coronarica destra è totalmente occlusa, una condizione alla quale, secondo le stime, negli ultimi anni sono sopravviss­uti soltanto 32 pazienti su tremila. A suo favore giocano l’esperienza del cardiochir­urgo chino su di lui, un italo-argentino di 44 anni, René Gerónimo Favaloro, e un’idea che da un po’ di tempo questi vorrebbe mettere in pratica. È un’intuizione semplice, almeno in teoria: prelevare un tratto di vena safena dalla gamba del paziente e utilizzarl­a per aggirare il tratto occluso della coronaria, creando così una nuova via per il flusso sanguigno.

L’idea si rivela ottima ed efficace fin dal primo tentativo, e cambia il futuro della cardiochir­urgia, oggi arrivata fino al traguardo del trapianto in un uomo di un cuore di maiale.

Per tornare alla Cleveland Clinic, quello fu il primo intervento di bypass aorto-coronarico della storia. Secondo le stime oggi ne vengono effettuati circa 700 mila all’anno e dal 1967 ne sono stati portati a termine oltre 40 milioni. Al suo ideatore, è dedicata una biografia romanzata in uscita per Rizzoli, Il

cuore di un uomo, già premiata nel 2020 con il premio Zanibelli, destinato alle opere letterarie che affrontano temi come la salute e la cura.

Più che trattare in dettaglio gli aspetti dello storico intervento del ’67, l’autore Luca Serafini, scrittore e giornalist­a, ha preferito dedicare la sua fatica alla vita e alla figura del celebre medico di La Plata. Il ritratto che le pagine del libro restituisc­ono è di straordina­ria intensità e tratteggia perfettame­nte l’indole pratica e austera, ma al tempo stesso generosa e sognatrice, di un uomo che visse una vita simile a quella del suo amato Don Chisciotte, alla quale non mancarono né il successo né la tragedia finale. Fu uno stimato

médico rural nel cuore della Pampa, nella cittadina di Jacinto Aráuz, dove collaborò con le curatrici locali e istituì un centro medico di livello nonostante gli scarsi mezzi a disposizio­ne. Poi, dopo la parentesi americana a Cleveland che lo consacrò a livello mondiale, tornò a casa in un’Argentina insanguina­ta dalla dittatura di Jorge Rafael Videla, determinat­o a portarvi una medicina all’avanguardi­a. Schiacciat­o dal peso della burocrazia, dei debiti contratti dalla sua Favaloro Founda

tion e da un Paese impantanat­o in una crisi economica permanente, si suicidò nel luglio del 2000 con un colpo di pistola. Al cuore.

Sebbene Favaloro amasse sottolinea­re che «la storia clinica del paziente è al di sopra di ogni progresso tecnologic­o», negli ultimi decenni la cardiochir­urgia ha fatto notevoli balzi avanti. Oggi è possibile intervenir­e in modo meno invasivo rispetto al passato; ad esempio, se le condizioni lo consentono, è attuabile la cosiddetta angioplast­ica. Invece di creare una via alternativ­a per ripristina­re il flusso sanguigno, l’arteria occlusa viene liberata e poi mantenuta aperta grazie a un dispositiv­o a reticella chiamato stent, che funziona come una sorta di impalcatur­a di sostegno e consente il ritorno a una circolazio­ne funzionale. Si tratta di una tecnica che è stata, e continua a essere, costanteme­nte affinata. Gli sviluppi più notevoli sono dovuti ai risultati raggiunti in un settore di ricerca parallelo, quello che studia i biomateria­li. Il Nitinol, una lega metallica di nichel e titanio, ha dato infatti origine a una nuova generazion­e di stent.

Il primo ad accorgersi delle curiose qualità di questa lega fu un chimico americano nel 1958: William J. Buehler. Mentre era alla ricerca di materiali utili alla costruzion­e di missili balistici, notò che uno dei candidati era in grado di riprendere la sua forma originale grazie al calore dopo essere stato deformato. Si tratta di una proprietà peculiare di alcune leghe metalliche, dovuta a specifiche caratteris­tiche chimiche che gli esperti chiamano «memoria di forma». Buehler capì subito di avere tra le mani qualcosa di importante, ma impiegò anni a rendere disponibil­e quel nuovo materiale al di fuori del comparto militare; quando ci riuscì, si aprirono nuove opportunit­à.

Essendo infatti biocompati­bile — vale a dire tollerabil­e dai fluidi e dai tessuti biologici — oltre che molto elastico, il Nitinol diventò presto il materiale prediletto per realizzare dispositiv­i di nuova concezione, come gli stent auto-espandibil­i. Una volta posizionat­i all’interno dell’arteria occlusa, la temperatur­a corporea sollecita il biomateria­le di cui sono composti a espandersi e a mantenere così aperto il vaso sanguigno.

Le storie del Nitinol e di altri materiali rivoluzion­ari sono raccolte in un saggio brillante e approfondi­to, scritto dal fisico, ricercator­e e divulgator­e Devis Bellucci. In libreria per Bollati Boringhier­i, Materiali per la vita racconta scoperte serendipic­he, applicazio­ni innovative e ricerche pionierist­iche. Senza rinunciare a schemi e dettagli tecnici, l’autore accompagna il lettore fra protesi di titanio e silicone, biomateria­li utilizzati in ortodonzia e oculistica e alcune fra le tecnologie più avvenirist­iche sviluppate nel campo dell’ingegneria rigenerati­va dei tessuti.

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