Corriere della Sera - La Lettura

RAGAZZI E RAGAZZE LEGGETE IL DIARIO TRA I 13 E I 15 ANNI

- Di MATTEO CORRADINI

Ragazza, innamorata, impaurita, scrittrice, tradita, sognatrice... Quale Anne Frank entra nelle scuole italiane? Me lo sono domandato ogni volta che ho parlato di Anne agli studenti, e me lo chiedo quando suggerisco loro un’unica cosa: «Leggete il Diario quando sarete suoi coetanei», tra i 13 e i 15 anni. Quale Anne si siede nel banco accanto al tuo, lega con un filo le sue parole di ieri alle tue parole di oggi? Anne scriveva nascosta, circondata dalla deportazio­ne e dalla guerra, ma il suo Diario, forse proprio perché nato nel buio, ha illuminato generazion­i

di ragazze e ragazzi. Chi lo ha letto vi ha ritrovato qualcosa di sé, ha dialogato nel suo intimo con quella coetanea speciale, alla quale sentirsi facilmente simili e nel contempo misteriosa­mente distanti e diversi. Com’è giusto. Chi si è avvicinato ad Anne non ha trovato una figura stilizzata ma complessa e audace, che male si adatta alle sdolcinatu­re e ai meme dei social network. Tutt’altro che santarelli­na, la giovane Anne diventa grande d’un colpo solo quando inizia a guardare sé stessa da fuori, il suo corpo che si trasforma, i sentimenti che cominciano a magnetizza­rsi alle parole giuste, magari lette nei libri che avidamente sfogliava. Scrivere ad Anne, come Anne faceva al proprio diario, significa aprire un dialogo con una coetanea, e fare di questo dialogo una profonda ispirazion­e.

Le lettere di queste pagine, tra quelle scritte dallo scorso autunno a pochi giorni fa nelle aule delle scuole medie Casaroli di Castel San Giovanni (Piacenza) sotto la guida dolce della professore­ssa Elena Antoniotti, sono una scintilla fra le migliaia che ogni anno vengono indirizzat­e ad Anne. Le parole di questi ragazzi diventano una foto dell’età con tutti i suoi estremi. C’è spazio anche per il tempo che viviamo, con le chiusure, i desideri tarpati, l’impossibil­ità di abbracciar­e: «Mi sono sempre sentita parte di qualcosa di te», «Ho paura di non uscire più da questa vita sconnessa e limitata». C’è una prospettiv­a che stupisce ogni volta, quando si leggono le parole dei più giovani: non si tratta di illusioni, ma di desideri pieni di tenacia e fragilità. Con un senso di nostalgia perché la gratitudin­e per Anne, in filigrana in ogni lettera, non potrà mai raggiunger­e la destinatar­ia, uccisa nei lager nazisti. Raccontand­osi, i ragazzi annullano la distanza col passato. Raccontand­osi, domandano qualcosa di meglio. «Promettimi che veglierai su di me», scrive una di loro. È quello che fa Anne per noi: veglia. E vegliare, in fondo, è il modo più umano per fare memoria. R Matteo Corradini (1975) è scrittore ed ebraista, curatore dell’edizione Rizzoli del Diario di Anne Frank (2017). È da poco in libreria Per chi splende questo lume. La mia vita oltre Auschwitz, di Virginia Gattegno con Corradini (Rizzoli, dai 10 anni). Il 27 gennaio lo studioso cura l’evento con le scuole Troppo piccolo il cielo. Musiche, letture e testimonia­nze dal ghetto di Terezín al Conservato­rio di Milano, organizzat­o dall’associazio­ne Figli della Shoah

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