Corriere della Sera - La Lettura

Le compagne di scuola Jopie e Hannah

Arrivano il libro dell’amica Jacqueline van Maarsen e un film Netflix su un’altra coetanea

- Di GIULIA ZIINO

«Il 12 giugno è il compleanno di Anne. Anche lei compie tredici anni. Da suo padre e sua madre riceve in regalo un diario: un libretto rilegato con una tela scozzese color rosso e con un lucchetto. Dopo la scuola prepariamo gli inviti per la sua festa di domenica, quando il signor Frank proietterà il seguito di Rin

Tin Tin e potranno di nuovo venire tutti». Un mese dopo, il 6 luglio 1942, per Anne e la sua famiglia comincerà la clandestin­ità nel nascondigl­io del «retrocasa»: in otto, per più di due anni, in 50 metri quadrati. Fuori, ad aspettarli, il campo di sterminio e la morte. Due anni, e quel diario, regalo di due genitori per la figlia tredicenne, diventerà il diario che porterà nel mondo la storia di Anne Frank. Jacqueline van Maarsen è stata una delle prime persone a leggerlo: lo ha avuto dalle mani di Otto Frank, padre di Anna e unico sopravviss­uto della famiglia. Otto avrebbe voluto che Jacqueline scrivesse qualche pagina di introduzio­ne alle parole della figlia, che aveva deciso di fare pubblicare. Lei disse di no, ma fu profetica nel suo rifiuto gentile: «Forse il libro di Anne — scrisse a Otto, pur non essendone convinta (“chi può avere ancora voglia di leggere sulla guerra?”) — un giorno diventerà famoso!».

Jacqueline van Maarsen — Jacque per Anne, sua coetanea e compagna di scuola al Liceo ebraico di Amsterdam — di Anne Frank è stata amica come si può esserlo da adolescent­i, tra giochi, letture, piccole gelosie e promesse di legami eterni. Ma per Anne e Jacque, ebree nell’Olanda occupata dai nazisti, quelle promesse oggi hanno un suono diverso: «Quando ci rivedremo — scrive Anne nelle due lettere per l’amica lasciate nel “retrocasa” — spero che rimarremo per sempre migliori amiche», «migliori» sottolinea­to. Anne è morta a Bergen-Belsen, Jacque si è salvata (sua madre, francese e non ebrea, riuscì a evitare l’arresto di marito e figlie) e ha raccontato la ragazzina che non c’è più in un libro,

La tua migliore amica Anne, ora tradotto per la prima volta in italiano da Anna Patrucco Becchi per le Edizioni San Paolo (dai 12 anni). Parole semplici che raccontano Anne e il suo mondo di familiari e amici. Un universo che va in pezzi: nei primi anni Quaranta a casa Frank come a casa van Maarsen come in tutte le famiglie del quartiere ebraico lentamente emergono i segnali dell’orrore. I primi divieti, la stella da cucire sul petto, gli arresti, i compagni di scuola che da un giorno all’altro lasciano il banco vuoto, le voci sull’abisso dei lager, i tentativi di fuga all’estero. La fame (nell’Olanda occupata manca tutto e si mangiano i bulbi di tulipano), la paura, la morte entrano nella vita quotidiana.

Anne — chiacchier­ona e trascinant­e, sognatrice e amante dei libri, del Monopoli, del cinema — torna viva e ragazzina nel racconto di Jacque, «Jopie» nel

Diario, dal nome della protagonis­ta di un romanzo,

Joop ter Heul di Cissy van Marxveldt, che le due amiche leggevano insieme mettendone in scena le pagine. La Anne di allora, l’adolescent­e di un tempo, «oggi è diventata un simbolo, ma la ricordo come una ragazzina che godeva della vita a piene mani», racconta a «la Lettura» van Maarsen, nata il 30 gennaio 1929, da Amsterdam dove vive e da dove dall’86 ha girato il mondo raccontand­o di Anne nelle scuole. «Insieme — continua — abbiamo vissuto come se avessimo tutta la vita davanti, ma così è stato solo per me e purtroppo non per lei». Di quella breve esistenza Jacque si è fatta testimone, restituend­one pezzi mancanti: «Nel libro — dice — ho cercato di tornare indietro nel tempo. Ho provato a descrivere Anne come la ragazzina vivace che era e di parlare della nostra amicizia, un’amicizia intensa di cui anche Anne dà testimonia­nza nelle lettere d’addio che mi ha scritto». Due, lasciate con la speranza di rivedersi presto in un «dopo» che per Anne non è mai arrivato.

Se nel Diario il mondo di fuori è già un ricordo, nelle pagine di Jacque il futuro è ancora possibile. Strette da mancanze e proibizion­i sempre più numerose, Anne e le amiche continuano a leggere, studiare, litigarsi i baci dei ragazzi e pattinare nei parchi di Amsterdam. Molte di loro, come Anne, sono finite nei campi, e mai più tornate. Alla storia vera di una di loro, la sopravviss­uta Hannah Goslar (Lies), migliore amica di Anne alla Scuola Montessori e poi come lei trasferita al Liceo ebraico dove insieme conosceran­no Jacque, è ispirato il film olandese Anne Frank, la mia migliore amica, diretto da Ben Sombogaart, disponibil­e su Netflix dal 1° febbraio. Hannah (Josephine Arendsen) e Anne (Aiko Beemsterbo­er) nel film, e nella realtà, si ritroveran­no a Bergen-Belsen, ma una sola ne uscirà viva.

Jacque, Lies, Anne, Ilse, Cricri, Inge: bambine e ragazze passate dai banchi di scuola all’orrore. Quel tempo, per Jacqueline van Maarsen è ancora vivo nel ricordo, ma non per tutti la memoria è condivisa: «Il mese scorso ad Amsterdam ho potuto mettere la prima pietra del monumento in ricordo degli ebrei olandesi morti durante la guerra disegnato dall’architetto Daniel Libeskind — racconta van Maarsen, che dopo la guerra ha lavorato come rilegatric­e — ed era ora che venisse eretto, perché la memoria comincia a svanire. Alcuni abitanti della zona avevano già presentato un esposto in Comune: lo trovavano brutto ed erano contrari al fatto che un certo numero di alberi dovesse essere tagliato per fare spazio. Il monumento consiste di mattoni e ognuno di essi porta il nome di una persona uccisa, in modo che la dimensione del crimine sia evidente a tutti. C’è anche una pietra dedicata ad Anne Frank».

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Jacqueline van Maarsen bambina (a sinistra) con la sorella Christiane, Cricri, sulla slitta nel Vondelpark, ad Amsterdam (Archivio privato Jacqueline van Maarsen). Entrambe sono sopravviss­ute all’occupazion­e tedesca dei Paesi Bassi
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JACQUELINE VAN MAARSEN La tua migliore amica Anne Traduzione di Anna Patrucco Becchi SAN PAOLO Pagine 190, € 16

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