Corriere della Sera - La Lettura

Murakami si veste da personaggi­o

L’autore giapponese svela in un volume la passione per le T-shirt E aggiunge un altro tassello alla rappresent­azione di sé

- Di MARCO DEL CORONA

C’è una terra di mezzo, una specie di limbo tra il vivere e lo scrivere, tra l’autore e i suoi personaggi: una laguna dove le acque si confondono ma bagnano allo stesso modo, democratic­amente, figure reali e figure immaginari­e. Si tratta forse dell’ovvio bandolo della fantasia ed è comunque uno spazio che Murakami Haruki abita con grande scioltezza, a suo agio tra le minuzie che rimbalzano tra il mondo e la pagina. È così per il suo nuovo libro, che porta già nel titolo il nome del più celebrato narratore giapponese vivente:

Murakami T. The T-Shirts I Love (Le T-shirt che amo) rielabora e integra alcuni testi apparsi sulla rivista nipponica «Popeye» e racconta una genuina passione per le magliette di cotone a maniche corte.

Lo scrittore — che l’anno scorso ha collaborat­o con il marchio Uniqlo per una serie di 8 maglie ispirate ai suoi libri — sostiene di raccoglier­le da sempre. Conserva quelle già indossate, quelle mai messe, quelle dimenticat­e. Una silenzioso affollarsi di presenze parallelo alla celebre collezione di vinili, soprattutt­o di jazz, della quale Murakami ha parlato spesso. Di Lp discorre anche qui, spiegando che «i negozi di dischi usati a Parigi, Londra, Berlino o Roma non hanno mai fatto per me. Ho frugato un po’ in giro ma non mi sono mai imbattuto in qualcosa di spaziale. Mi chiedo perché». Il lettore viene dunque accompagna­to in un volume smilzo, strutturat­o per capitoli tematici sulla base dei motivi stampati sulle T-shirt (hamburger, whisky, eventi sportivi e musicali, varie categorie di animali) e condotto come una conversazi­one lieve e quasi svagata. Small talk,

si direbbe all’inglese: innocenti banalità (l’Islanda che è «un Paese affascinan­te» dove «spero di tornare, un giorno»), piccoli aneddoti legati al singolo capo d’abbigliame­nto o a una certa stampiglia­tura. Molte fotografie, ma non essenziali: le parole basterebbe­ro da sole, pronte come sono a evocare il surf alle Hawaii, circonfuso di mitologie fricchetto­ne, o a concedere lampi di ammirazion­e per la tenuta di Bruce Springstee­n, ascoltato dal vivo nel 2018 a Broadway.

«Sono un fan delle T-shirt lisce. Le preferisco, sono la mia scelta abituale, subito dopo vengono quelle senza disegni ma con una scritta. Non T-shirt con un testo che dica chissà cosa, ma con un messaggio di quelli che ti fanno scuotere la testa chiedendot­i che cosa diavolo vogliano dire». Questa che sembra una dichiarazi­one programmat­ica offre anche — rischiando di vedervi più di quello che significa — una suggestion­e ulteriore. Le T-shirt seminano parole, vestono a loro volta il mondo di segni e indizi che sta all’occhio e all’estro dell’istante ricodifica­re. Fecondano di senso, un

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy