Corriere della Sera - La Lettura
La grazia delle crepe nella voce del Garda
Franca Grisoni (1945) ci consegna, nel dialetto della sua Sirmione (Brescia), un libro di frammenti, di spore testuali minime che cercano un luogo della mente dove attecchire. In versi brevi, in una lingua puntuta e contratta, l’autrice collega tra loro indizi di una realtà che non si tocca, nascosta dietro la realtà. È proprio il tema della crepa, della faglia, già messo avanti nel titolo (Le crepe,
Samuele Editore, pp. 120, € 13), a indirizzare la ricerca. Attraverso la perdita, un senso nuovo si lascia intuire, purché si sia disposti a pensare come grazia la crepa («grasia la crepa»). Così l’assenza del più amato diventa uno spazio abitabile; il vuoto si fa luogo di tenace epifania. Quello della poetessa è un andare misterioso, a capo chino, nell’intrico di un tempo che non è solo negativo. C’è sempre un di là, un oltre, che qui, nel cuore dello smarrimento, dà segno di sé, come se i frantumi preannunziassero un intero a venire.