Corriere della Sera - La Lettura
Due vite spese contro il dittatore naufragano in camera da letto
Il politico e il personale secondo la cilena Diamela Eltit
Sono trascorsi pochi decenni dalla scomparsa di Francisco Franco (era il novembre del ’75), ma per la coppia di ex oppositori protagonista di Mai
e poi mai il fuoco di Diamela Eltit è come se fosse passato «più di un secolo [...], un’epoca che si conclude quasi senza echi» tale è la sensazione di distanza che separa quell’evento da un’attualità intrisa di stanchezza, delusione e disillusione. Per come è andata la storia, certo, con il fallimento delle grandi speranze rivoluzionarie alimentate dall’opposizione al
caudillo, ma anche e soprattutto per il fallimento della loro relazione. Ormai i due sono il simulacro di una coppia: si tollerano a malapena, avendo consumato, con il venir meno del nemico, anche il collante di un’unione fondata sulla battaglia politica e sul suo altare immolata. Ormai hanno spostato nell’intimità della loro camera da letto, spoglia e squallida, l’arena dello scontro: qui la donna, mai nominata, si rivolge in piena notte al compagno malato e sofferente, riversandogli addosso le amarezze di una vicenda che ha insieme edificato e distrutto le loro vite. La scrittrice cilena è abile nel riversare nel romanzo il fiume dei ricordi, frammentati ma vivi, della protagonista che nel «tu» con cui si rivolge al compagno chiama in causa il lettore, quasi a volergli aprire gli occhi sull’esito vano di tanti sforzi: «Ti rendi conto? Senza finale ed è già memoria»...