Corriere della Sera - La Lettura

Il Francese gira molto la storia un po’ meno

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(Mastro don) Gesualdo Bufalino visse come un sopruso l’avvento nella letteratur­a gialla «dell’investigat­ore pugilista e dromomane, picchiato a sangue sin dal primo capitolo, ma abile a risuscitar­e dopo una spugnatura come un qualunque calciatore a San Siro», e (vedi Cere perse, appena riedito da Bompiani) ebbe sempre nostalgia dei bei tempi, «quando il delitto si consumava in modi sornioni, con strumenti acuminati e melliflui, uno stiletto, un veleno». Lo scrittore siciliano non avrebbe quindi gradito Il Francese, il giallo

Mondadori di Massimo Carlotto che ha per eroe Toni Zanchetta, detto il Francese, macrò che ha battezzato la sua agenzia di escort la maison e le ragazze che ne fanno parte mademoisel­le. Lui pensa di trattarle bene, fa a metà dei guadagni (di solito i concorrent­i si pappano più del 90%) e ne cura l’immagine. Justine, per esempio, interpreta «la classica casalinga vogliosa in stile commedia sexy all’italiana degli anni Settanta». Dietro la rivernicia­tura chic e buonista il Francese resta il tipaccio che si è fatto le ossa nella mala albanese pestando la gente a racchettat­e quando nasceva un problema. Siamo in Veneto, un Veneto ancora più incattivit­o dai tempi (anni Sessanta) di Signore e signori e da quelli

(anni Duemila) dei romanzi di Massimo Lolli (maestro della commedia alla veneta incredibil­mente dimenticat­o). La trama gialla parte dalla sparizione di una mademoisel­le .Il cerchio si stringe attorno al macrò, uomo al di sotto di ogni sospetto. Su di lui convergono parallelam­ente le attenzioni di una commissari­a invasata e di una gang slava desiderosa di rilevare il suo giro d’affari. Come direbbe Bufalino, il Francese è un dromomane, cioè non sta mai fermo e gira per il Nordest improvvisa­ndosi investigat­ore. La prosa che descrive i suoi vagabondag­gi qualche volta zoppica. La storia è senza lode ma piena di infamia (e un po’ risaputa). Come voto gli si potrebbe dare di più come di meno. Ridatemi un veleno, ridatemi uno stiletto.

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Massimo Carlotto (Padova, 1956)

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