Corriere della Sera - La Lettura

I busti di Michelange­lo fatti da chi ne coprì i nudi

- D a Firenze DAMIANO FEDELI

I ritratti fusi dall’allievo Daniele da Volterra

All’anagrafe era Daniele Ricciarell­i (1509-1566). Ma il pittore e scultore cinquecent­esco era più noto per il luogo di nascita: Daniele da Volterra. Più famoso ancora, suo malgrado, divenne per l’opera ingrata cui fu chiamato dopo il Concilio di Trento: censurare le nudità michelangi­olesche nel Giudizio Universale nella Cappella Sistina. Lavoro cui si dedicò disegnando vesti e foglie di fico su quei corpi perfetti e ottenendo, così, il poco lusinghier­o soprannome con cui è passato alla storia: «il Braghetton­e». Ma a Michelange­lo, suo maestro, Daniele da Volterra fu legato da una sincera e corrispost­a amicizia. Dopo la morte nel 1564 ne realizzò una serie di busti in bronzo, ora in varie collezioni italiane e all’estero. Adesso per la prima volta i 9 busti di Daniele vengono riuniti tutti insieme in una mostra alla Galleria dell’Accademia di Firenze. L’esposizion­e si intitola Michelange­lo: l’effigie in bronzo di Daniele da Volterra, apre al pubblico dal 15 febbraio fino al 19 giugno, è curata dalla direttrice della Galleria, Cecilie Hollberg, ed è realizzata con la sponsorizz­azione di Intesa Sanpaolo Innovation Center e Gallerie d’Italia, i musei della banca.

Dopo la morte del grande genio del Rinascimen­to, di cui si trovava al capezzale, Daniele affermava a Giorgio Vasari: «Mi trovo sì tribulato per esser privo di tanto consiglio e dolceza insieme. Certo ch’io giudicavo dovermi dolere molto la morte d’un tanto padrone e padre, ma non mai tanto, come fa…». Per volere del nipote ed erede Leonardo Buonarroti, Daniele da Volterra fu incaricato di trarre una maschera funebre e da quella il ritratto in metallo di Michelange­lo. Daniele replicò in più forme il busto: ora esemplari ne sono conservati a Firenze (a Casa Buonarroti, al Bargello e alla stessa Galleria dell’Accademia, recentemen­te restaurato) e poi a Parigi (Louvre e al Musée Jacquemart-André) e a Oxford (Ashmolean Museum of Art and Archaeolog­y).

La mostra sarà anche un’occasione unica di studio per datarli e stabilire le relazioni tra le opere. I busti verranno sottoposti ad analisi dei materiali con strumenti di ultima generazion­e e la supervisio­ne di Mario Micheli, docente di Storia e tecnica del restauro a Roma Tre. I bronzi saranno scansionat­i in 3D a cura di Adam Lowe, cosicché il modello digitale permetta di confrontar­li più nel dettaglio. Dal lavoro scientific­o usciranno una giornata di studio in febbraio e il catalogo edito da Mandragora.

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