Corriere della Sera - La Lettura

Galileo sottosopra Esempio sbagliato ma teoria giusta

- Di CARLO ROVELLI

L’estate scorsa ho trascorso alcuni giorni a leggere il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo di Galileo Galilei, in inglese e ad alta voce. Non per bizzarria, ma perché l’astrofisic­o Brian Keating ha avuto l’idea di realizzare in audiolibro la traduzione inglese del grande Dialogo di Galileo, e mi ha proposto di leggere la parte di uno dei personaggi. L’accento italiano, a suo dire, avrebbe reso l’audiolibro più realistico per il pubblico anglofono. Ho accettato a condizione di avere la parte di Salviati, il personaggi­o che espone le idee di Galileo, e quindi finisce per avere sempre ragione. Brian stesso legge la parte di Sagredo, il saggio amico che arbitra, e ovviamente dà ragione a Salviati; e Lucio Piccirillo, radioastro­nomo, più sportivame­nte di me legge la parte di Simplicio, il rappresent­ante degli aristoteli­ci che difendono il modello Tolemaico con la Terra al centro dell’universo, che dal dialogo esce a pezzi. Fabiola Gianotti legge la breve introduzio­ne di Galileo.

Leggere il libro dall’inizio alla fine in inglese è stata una fatica, ci sono pagine tecniche e noiose, ma la fatica è stata ripagata dalla gioia dell’immersione in quello che è uno dei più importanti libri dell’umanità. Uno scintillar­e di intelligen­za e brio.

È il libro con cui Galileo ha fatto trionfare il copernican­esimo, che giaceva pressoché ignorato da oltre un secolo. Il libro, insomma, per mezzo del quale queste creaturine sventate che siamo noi si sono finalmente rese conto di non vivere al centro dell’universo ma di stare su una grande pietra che rotola vorticosam­ente su sé stessa e attorno al Sole, come molte altre. Non è stato facile convincere l’umanità. Galileo vi ha rischiato la vita e ha finito i suoi giorni agli arresti domiciliar­i per averlo fatto, facendo imbufalire il papato.

Come ha fatto Galileo a convincere? Il libro è uno straordina­rio esercizio di retorica, nel senso più alto della parola. Il dialogo è spesso vivace e accattivan­te, la lingua ricca e molto bella (la scrittura di Galileo è stata lodata dai grandi critici classici della letteratur­a italiana, da Natalino Sapegno a Francesco De Sanctis, che ne giudica la concretezz­a «l’ultima perfezione della prosa»). Le argomentaz­ioni sono variegate, piene di esempi concreti e sempre tese alla chiarezza («D’altro più non si cura fuorché d’essere inteso» scrive Giuseppe Parini). Galileo ha una vastissima e multiforme cultura, profondame­nte rinascimen­tale, che spazia fra scienza, musica, saper-fare manuale, e letteratur­a.

Ma la vera forza retorica del libro sta nell’acuta consapevol­ezza di Galileo del fatto che la tesi che sostiene è profondame­nte contro-intuitiva e cozza con quanto appare ovvio, palese, a tutti. Galileo fa finta di combattere contro quei parrucconi residuati del passato che sono gli aristoteli­ci che difendono il vecchio sistema tolemaico ma sa bene che sta combattend­o contro un drago ben più possente e micidiale: il senso comune.

Come si fa a convincere l’umanità intera che la Terra sulla quale tiene i piedi, così palesement­e immobile, si sta in realtà muovendo a decine di miglia al secondo, trascinata in una corsa pazza? Come si fa a convincere tutti che bisogna ri-categorizz­are la realtà: non più «cose qui sulla Terra» da una parte e «astri celesti» dall’altra, bensì: «Sole» da una parte e «pianeti» dall’altra, levando la Terra dalla sua posizione ovvia, e il Sole dalla famiglia degli astri, mettendo la Terra alla stregua di quei puntini vaganti del cielo come Venere e Marte, e lasciando curiosamen­te là fuori la Luna, a fare categoria a sé? (E grazie al cielo che Galileo aveva almeno visto nel cannocchia­le le lune di Giove, così da attenuare questo imbarazzo per Copernico: la Luna tutta sola).

Come si fa a convincere tutti che il cielo che vediamo girare ogni giorno sopra la nostra testa, il Sole e la Luna che vediamo sorgere e tramontare, in realtà non sorgono e non tramontano, siamo noi che facciamo capriole? Come si fa a convincere l’umanità intera che «muoversi» è una nozione così profondame­nte ambigua?

Ci vogliono pazienza, lentezza, esempi. Prendere una a una le argomentaz­ioni che argomentan­o l’ovvio, e una a una smontarle piano piano. Mostrare che non sono così solide come sembra palese siano. È uno sforzo mentale immenso, che Galileo intraprend­e in profonda solitudine. Nessuno dei pochi astronomi che avevano provato a seguire Copernico aveva in fondo avuto il coraggio di prenderlo così sul serio, e a dire a tutti che la Terra sta davvero girando.

Ci sono brani rimasti celebri nella storia della scienza. Forse il più bello è la descrizion­e dei fenomeni che si possono osservare in una cabina di una nave che naviga in mare tranquillo: nulla indica che la nave si stia muovendo. «Rinserrate­vi con qualche amico nella

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