Corriere della Sera - La Lettura
Galileo sottosopra Esempio sbagliato ma teoria giusta
L’estate scorsa ho trascorso alcuni giorni a leggere il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo di Galileo Galilei, in inglese e ad alta voce. Non per bizzarria, ma perché l’astrofisico Brian Keating ha avuto l’idea di realizzare in audiolibro la traduzione inglese del grande Dialogo di Galileo, e mi ha proposto di leggere la parte di uno dei personaggi. L’accento italiano, a suo dire, avrebbe reso l’audiolibro più realistico per il pubblico anglofono. Ho accettato a condizione di avere la parte di Salviati, il personaggio che espone le idee di Galileo, e quindi finisce per avere sempre ragione. Brian stesso legge la parte di Sagredo, il saggio amico che arbitra, e ovviamente dà ragione a Salviati; e Lucio Piccirillo, radioastronomo, più sportivamente di me legge la parte di Simplicio, il rappresentante degli aristotelici che difendono il modello Tolemaico con la Terra al centro dell’universo, che dal dialogo esce a pezzi. Fabiola Gianotti legge la breve introduzione di Galileo.
Leggere il libro dall’inizio alla fine in inglese è stata una fatica, ci sono pagine tecniche e noiose, ma la fatica è stata ripagata dalla gioia dell’immersione in quello che è uno dei più importanti libri dell’umanità. Uno scintillare di intelligenza e brio.
È il libro con cui Galileo ha fatto trionfare il copernicanesimo, che giaceva pressoché ignorato da oltre un secolo. Il libro, insomma, per mezzo del quale queste creaturine sventate che siamo noi si sono finalmente rese conto di non vivere al centro dell’universo ma di stare su una grande pietra che rotola vorticosamente su sé stessa e attorno al Sole, come molte altre. Non è stato facile convincere l’umanità. Galileo vi ha rischiato la vita e ha finito i suoi giorni agli arresti domiciliari per averlo fatto, facendo imbufalire il papato.
Come ha fatto Galileo a convincere? Il libro è uno straordinario esercizio di retorica, nel senso più alto della parola. Il dialogo è spesso vivace e accattivante, la lingua ricca e molto bella (la scrittura di Galileo è stata lodata dai grandi critici classici della letteratura italiana, da Natalino Sapegno a Francesco De Sanctis, che ne giudica la concretezza «l’ultima perfezione della prosa»). Le argomentazioni sono variegate, piene di esempi concreti e sempre tese alla chiarezza («D’altro più non si cura fuorché d’essere inteso» scrive Giuseppe Parini). Galileo ha una vastissima e multiforme cultura, profondamente rinascimentale, che spazia fra scienza, musica, saper-fare manuale, e letteratura.
Ma la vera forza retorica del libro sta nell’acuta consapevolezza di Galileo del fatto che la tesi che sostiene è profondamente contro-intuitiva e cozza con quanto appare ovvio, palese, a tutti. Galileo fa finta di combattere contro quei parrucconi residuati del passato che sono gli aristotelici che difendono il vecchio sistema tolemaico ma sa bene che sta combattendo contro un drago ben più possente e micidiale: il senso comune.
Come si fa a convincere l’umanità intera che la Terra sulla quale tiene i piedi, così palesemente immobile, si sta in realtà muovendo a decine di miglia al secondo, trascinata in una corsa pazza? Come si fa a convincere tutti che bisogna ri-categorizzare la realtà: non più «cose qui sulla Terra» da una parte e «astri celesti» dall’altra, bensì: «Sole» da una parte e «pianeti» dall’altra, levando la Terra dalla sua posizione ovvia, e il Sole dalla famiglia degli astri, mettendo la Terra alla stregua di quei puntini vaganti del cielo come Venere e Marte, e lasciando curiosamente là fuori la Luna, a fare categoria a sé? (E grazie al cielo che Galileo aveva almeno visto nel cannocchiale le lune di Giove, così da attenuare questo imbarazzo per Copernico: la Luna tutta sola).
Come si fa a convincere tutti che il cielo che vediamo girare ogni giorno sopra la nostra testa, il Sole e la Luna che vediamo sorgere e tramontare, in realtà non sorgono e non tramontano, siamo noi che facciamo capriole? Come si fa a convincere l’umanità intera che «muoversi» è una nozione così profondamente ambigua?
Ci vogliono pazienza, lentezza, esempi. Prendere una a una le argomentazioni che argomentano l’ovvio, e una a una smontarle piano piano. Mostrare che non sono così solide come sembra palese siano. È uno sforzo mentale immenso, che Galileo intraprende in profonda solitudine. Nessuno dei pochi astronomi che avevano provato a seguire Copernico aveva in fondo avuto il coraggio di prenderlo così sul serio, e a dire a tutti che la Terra sta davvero girando.
Ci sono brani rimasti celebri nella storia della scienza. Forse il più bello è la descrizione dei fenomeni che si possono osservare in una cabina di una nave che naviga in mare tranquillo: nulla indica che la nave si stia muovendo. «Rinserratevi con qualche amico nella