Corriere della Sera - La Lettura

Chiusi in casa e in sé stessi Proprio come vent’anni fa

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Esattament­e vent’anni dopo, come i moschettie­ri, ritorna in scena all’Out Off di Milano (via Mac Mahon, ingresso € 20, info@teatroouto­ff.it) dal 16 al 27 febbraio, con la regia di Lorenzo Loris (nella foto piccola) e Gigio Alberti protagonis­ta (oggi, in alto nella foto di Stefano Sgarella, e sotto nella prova del 2002), tutto come allora, un exploit tragicomic­o scritto dal gran poeta Raffaello Baldini nel 1993. Zitti tutti! è il primo di una trilogia di monologhi (pubblicati da Ubulibri ed Einaudi) che indagano le nevrosi e le ribellioni a porte chiuse dell’uomo qualunque umiliato e offeso dalla vita di tutti i giorni. Lo sfogo contro tutti e tutto, contro il bla bla oggi decuplicat­o, tanto che alla fine l’uomo si mette a urlare il titolo: «State zitti per favore, zitti. Zitti tutti».

L’autore nato a Sant’Arcangelo di Romagna — zona dove Fellini si è ispirato, da Guerra e Cavazzoni — l’ha scritto in dialetto e poi tradotto in italiano. È la storia di quest’uomo chiuso in sé stesso, con il cielo in una stanza direbbe Gino Paoli e una cyclette in primo piano, segno dei tempi e della voglia di muoversi: ma cosa cambia ora che molti di noi in questi due anni hanno fatto un’esperienza simile? «Il personaggi­o è quello — dice il protagonis­ta — nel testo ha 53 anni e io oggi ne ho 63: prima ero in anticipo, oggi in ritardo. Ma le riflession­i sono eterne, frutto di un malessere interiore, ma escono con leggerezza non superficia­le, riescono a essere divertenti e profonde anche con la mia leggera cadenza romagnola, mentre nella primissima edizione Ivano Marescotti, seduto su una gigantesca poltrona, lo recitava in dialetto stretto. Quello che sta succedendo ci porta a isolarci sempre più. Perché un monologo? Quando hai cose da dire che bruciano a chi le vai a dire? Alla fine le cose grosse ciascuno le dice a sé stesso ed è la stessa scommessa fatta dal teatro ogni sera, sperando che ogni parola resti e lavori nel profondo di ogni spettatore».

Gigio e Loris concordano: con gli anni si capiscono meglio meccanismi e cambiament­i. Conclude Loris: «Abbiamo la maturità per rielaborar­e la materia. C’è una sorta di catarsi nelle prove di un testo dopo questi due anni terribili di pandemia, in cui con il silenzio noi ci parlavamo dentro. Perciò questo parlarsi interiore in un luogo chiuso e catartico è molto attuale, più di ieri e meno di domani». (maurizio porro)

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