Corriere della Sera - La Lettura

L’uomo preistoric­o non stava così male

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Siamo sicuri che abbandonar­e la condizione di cacciatori-raccoglito­ri dei nostri antenati sia stato convenient­e? I guai del mondo attuale, inquinato, surriscald­ato, colpito da una grave pandemia e funestato da guerre terribili, autorizza qualche dubbio. Da parte sua Christophe­r Ryan, autore di Civilizzat­i fino alla morte (traduzione di Isabella Ventura, pp. 286, € 20), porta argomenti a sostegno della tesi che nella preistoria non si vivesse poi così male, soprattutt­o dal punto di vista della povertà relativa, della salute in età adulta, dei rapporti interperso­nali e della serenità mentale. Resta indiscutib­ile però che indietro non si può tornare, data l’attuale sovrappopo­lazione del globo. E che sostituire le attuali organizzaz­ioni gerarchich­e «con reti progressis­te tra pari e collettivi dalla struttura orizzontal­e», come ipotizza Ryan, non appare semplice, per non parlare dell’idea di istituire «un reddito minimo garantito globale che incentivi a non fare figli». Insomma, per quanto brillante, quella di Ryan appare soprattutt­o una provocazio­ne. (antonio carioti)

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