Corriere della Sera - La Lettura
Fango di Londra la città con i mostri
London voodoo di Orso Tosco si sviluppa come un’imprudente ed eterogenea miscela artistica che vuole raccogliere in sé — per rimandi letterari e palesi suggestioni narrative — la serie Factory dello scrittore inglese Derek Raymond, la fumettistica pellicola noir Sin City eil videogame conturbante Max Payne di Remedy Entertainment. Il romanzo, pertanto, non innalza eventuali argini strutturali contro l’invenzione immaginifica né contro le scelte espressive. La lingua è infatti strapazzata, condita di una cruda disinvoltura ritmica. Si fonda su una spontaneità (a volte eccessivamente accattivante e filmica), da underground. Opere in cui l’elemento istintivo, che è lo stile, sembra dibattersi contro una trama all’apparenza centripeta ma, in realtà, dall’irrefrenabile atteggiamento centrifugo talvolta presagibile.
Il cimento linguistico di Tosco — a metà tra un minimalismo frenetico e il tentativo di un flusso di coscienza burroughsiano — si adatta alla storia allucinatoria e visionaria. Siamo a Londra, metropoli che vibra grigia e spaesata, come dopo un inverno nucleare. È ormai abitata da individui anonimi, imprevedibili, vittime della fame e di una tossica solitudine forse causata dai confini chiusi col resto di Europa. Un’Europa in fiamme e strozzata da un’epidemia. La capitale, attorno alla quale sorgono migliaia di serre tecnologiche, è funestata da una serie di atti di violenza irragionevoli, un crescendo di attentati insensati da parte di insospettabili londinesi che si muovono come un esercito di marionette assassine e inconsapevoli.
Per porre rimedio, il primo ministro crea la Sezione, una polizia speciale i cui metodi sono disumani. Si servono dell’uso di una speciale magia che oscilla crudelmente tra metodi psichici, aggressioni fisiche e contestuale catarsi. A effettuare le indagini sono tre agenti dalle oscure capacità quasi sovrannaturali per potenza e forza simbolica. Sono il Porco, Eva B. e Dennis Tabbot. Gli interrogatori sono svolti dal Porco dentro un posto fuori dal comune, lurido e inimmaginabile, un pub aperto al pubblico, il Castle, all’interno del bagno dei dipendenti.
A movimentare le loro piste è però un attentato kamikaze nel cuore di Liverpool Street Station ad opera di un elemento distintivo della Sezione, un certo Rudolph Bandura. Da chi è stato manovrato e scatenato un professionista della Sezione? E perché, prima dell’esplosione, dalle telecamere di servizio si vede sulla borsa, sorretta da Bandura, lo stemma del gruppo criminale londinese che si autodefinisce «cacciatori urbani», capitanato da Jason Whitehead? Il caos è generato da gruppi delinquenziali oppure c’è un deus ex machina irrintracciabile e invisibile alla base di tutto? «Il voodoo urbano nasce dal sonno degli ubriachi, dagli schermi dei cellulari degli strozzini, la vostra magia scaturisce dalla rabbia repressa dei pendolari bloccati in coda, dal brutale calendario delle violenze domestiche, riceve energia dai barboni che si accalcano sui lati dei marciapiedi e dalle risse nei centri commerciali, si nutre di sigilli che impediscono l’uso dell’elettricità ai morosi, di rapine, delle droghe dei reparti di salute mentale […] Ma più di ogni altra fonte il voodoo è un sistema basato sull’agonia, sulla tortura e sulla repressione. Non c’è altro modo, per suscitare le parole necessarie alla vostra magia nera, che strapparle dalle labbra delle vittime».
Con London voodoo, Orso Tosco scrive un romanzo euforico e spericolato, non addomesticabile tra le gabbie di un preciso genere letterario. La sua carnevalesca e brutale connotazione lo avvicina inoltre — per immaginazione, ritmi, simboli sporchi e multidimensionali — a Le mosche di un giovane autore, Emiliano Ereddia (Il Saggiatore, 2021).
Se nel caso di Ereddia, Roma diviene un grande teatro nevrotico e sacro fatto di omicidi che ricordano, per l’insistenza di alcune immagini spietate, il film Seven di David Fincher, nel caso di Tosco invece Londra è un palcoscenico privo di religiosità, pieno di mostruosità non catalogabili. Una metropoli pagana dove il disordine si compie non solo per mano dell’uomo, ma anche per mezzo di rinnovate magie sciamaniche che l’uomo inventa pur di abbattere gli idoli della modernità e costruirne di nuovi.