Corriere della Sera - La Lettura

NoiMalvald­isiamodue: c’èunasignor­aomicidi

- Di SEVERINO COLOMBO

Il mistero dello chef ucciso nel paesino dove non succede mai nulla. È attorno a questo omicidio che ruota Chiusi fuori (Mondadori), libro che nasce già con tre primati: è il primo giallo per ragazzi scritto da Marco Malvaldi; è il primo libro firmato dall’autore in coppia con la moglie Samantha Bruzzone; ed è il primo romanzo in cui quest’ultima — già in passato complice, senza apparire, nella scrittura di molte storie del marito — figura ufficialme­nte in copertina come coautrice. Alla vigilia dell’uscita del volume i due autori ne hanno parlato con «la Lettura».

È lo stesso Marco Malvaldi a spiegare come ha funzionato e funziona il sodalizio letterario-matrimonia­le: «Il nome Marco Malvaldi spesso viene usato come uno pseudonimo. Storia, soggetto e sceneggiat­ura sono di Samantha; realizzazi­one, regia e montaggio sono opera mia». Riguardo al nuovo romanzo, il titolo Chiusi fuori è molto malvaldian­o. «Mi piace che siano anche giochi di parole, che abbiano più significat­i. I titoli — dice Malvaldi — spesso sono miei, ma non sempre: Milioni di milioni e Bolle di sapone, ad esempio, sono di Samantha».

Nel libro, con illustrazi­oni di Francesca Dottavi, i fatti sono questi: il proprietar­io e chef del ristorante stellato La lupa e la luna viene trovato morto nel locale con un foro di proiettile in mezzo alla cravatta; del caso si occupa la polizia, ma Achille e Zoe, fratelli appassiona­ti di gialli, non ce la fanno a starne fuori e provano a dare una mano. La prima cosa che colpisce è che è un giallo vero, non una di quelle storie per ragazzi in cui si capisce subito come andrà a finire: non qui. La vicenda è tosta, i personaggi hanno spessore e la scrittura è di qualità. «A volte tra i libri per ragazzi — racconta Malvaldi — capita di trovare capolavori, a volte ti chiedi perché un adolescent­e dovrebbe leggere libri che consideran­o i lettori sciocchi. I ragazzi sono acerbi ma non li prendi in giro». E aggiunge: «Avevo 12 anni quando ho letto il primo Agatha e ho pensato: ok, è roba seria».

La proposta per Chiusi fuori è partita da Marta Mazza, editor in chief dei libri per ragazzi Mondadori: «Un giallo con due protagonis­ti in quell’età tra bambini e adolescent­i, un’età bastarda. Se ti propongono una cosa così, anche se non l’hai mai fatta, è perché pensano che tu la sappia fare. Mettersi in gioco è la fortuna di chi fa questo mestiere», commenta Malvaldi. Sono nati così Zoe, 14 anni, e Achille Mantelli, 11 anni, che un po’ somigliano a Leonardo, figlio vero della coppia che ha 12 anni e mezzo. E che hanno anche qualcosa dei «genitori». Spiega Bruzzone: «Sono sempre stata un maschiacci­o, Achille che si arrampica da tutte le parti mi somiglia. Mentre c’è più di Marco in Zoe, con quella sensazione adolescenz­iale di chi è convinto di essere già adulto. E poi ci siamo noi anche come genitori. La routine della vita di famiglia compreso il parlare con gli elettrodom­estici come fa la mamma». O interagire con l’assistente vocale, un’applicazio­ne a cui tutti chiedono tutto e che avrà un ruolo anche nella soluzione del giallo. Poi nella libreria di casa ci sono davvero i volumi di cui si parla: Agatha Christie, i libri della collana Omnibus , il Codex Seraphinia­nus... Anche altri personaggi sono in parte presi dalla realtà: una su tutti la vecchietta con i suoi due cani molesti e rumorosi che è andata ad abitare proprio accanto alla famiglia Mantelli. «Quelli veri di cani erano anche peggio. Per fortuna — chiosa Malvaldi — ora abbiamo cambiato casa». Da Vecchiano a San Giuliano Terme, nella campagna pisana: «Così finalmente — scherza — sono lo scrittore più importante del paese. A Vecchiano era nato Antonio Tabucchi». Entrambi sono paesini di provincia, come lo è Colleroton­do, dov’è ambientato il romanzo.

Le prove per capire se la storia funzionava davvero e se piaceva le hanno fatte con ragazzi e ragazze. Racconta Bruzzone: «Nostro figlio l’ha ascoltato un pezzo per sera, Marco glielo leggeva ad alta voce. Poi abbiamo la fortuna di avere amici con figli dell’età dei personaggi: una lettrice attentissi­ma ha trovato un dettaglio impreciso; un’altra ha fatto osservazio­ni sui personaggi, lo leggeva mentre lo scrivevamo tipo feuilleton, qualche capitolo per volta. Leggeva e commentava».

La storia è divertente, coinvolgen­te, mai banale: «I ragazzi oggi sono attenti, magari non sono lettori accaniti, ma non perdonano nulla e sono abituati, anche dalla serie tv, a storie complicate», avverte Bruzzone. E aggiunge Malvaldi: «Nella scrittura ci siamo dati alcune regole pratiche. Una era che i capitoli non dovessero essere troppo lunghi. Abbiamo fatto una prima stesura, la parte più difficile è stata trovare il ritmo, non dilungarsi troppo e non essere scontati».

Un’altra regola seguita in Chiusi fuori è che i ragazzi fanno i ragazzi e gli adulti gli adulti. Spiega Malvaldi: «Volevamo scrivere un giallo credibile, immaginare due ragazzi che risolvono un omicidio non lo era. È un’avventura in cui i protagonis­ti non si trovano a compiere azioni che nessun genitore permettere­bbe loro di fare. Gli adulti ci sono e i ragazzi dovrebbero avere fiducia in loro e, a loro volta, preChristi­e

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