Corriere della Sera - La Lettura
Follett, uno scongiuro in forma di romanzo
Mai prendere sottogamba Ken Follett. È la regola da quando, nel 1978, il grande romanziere britannico pubblicò La cruna dell’ago. Anche se all’epoca fu lo stesso Follett a prendersi sottogamba da solo: «Quando terminai la stesura di La cruna dell’ago, ebbi la netta sensazione di avere scritto qualcosa di buono, forse abbastanza da pagarmi il mutuo per un paio d’anni. L’avevo sottovalutato, e di gran lunga». Io ho preso sottogamba non La cruna dell’Ago ,ma Per niente al mondo, l’ultimo lavoro dello scrittore. Gli ho dedicato a fine dicembre scorso una pagella molto rispettosa (come si fa a non esserlo con Follett?) ma senza particolare trasporto. Il tema del libro (lo scoppio della terza guerra mondiale) mi aveva lasciato freddo. Mi era parso un esercizio di retorica romanzesca fuori dal tempo (questo), dall’ordine delle cose possibili. E, invece, Follett aveva ragione. Con la sua sensibilità da narratore (simile un po’ a quella dei rabdomanti e un po’ a quella di certi animali prima dei cataclismi) aveva avvertito la minaccia nell’ombra. Secondo lo scrittore, le guerre mondiali nascono senza che quasi nessuno se ne accorga: una crisi circoscritta diventa generale (accadde così la prima volta). L’eventualità di una guerra mondiale deve essere sempre tenuta in agenda. Si resta attoniti (e ammirati) a rileggere ora, alla luce dell’invasione dell’Ucraina da parte di Putin, Per niente al mondo. I luoghi geografici interessati sono diversi, i dittatori implicati hanno altri nomi, ma le logiche del copione di Follett sono uguali alle logiche (?) del copione seguito dalla realtà. «Era stato l’inverno più freddo degli ultimi quarant’anni», così cominciava La cruna dell’ago. Speriamo che resti solo l’incipit di un vecchio, bellissimo romanzo di guerra e che Per niente al mondo sia un romanzo apotropaico, un gesto di scongiuro, un esorcismo.