Corriere della Sera - La Lettura

Una, dieci, trentuno Giuditte La moltiplica­zione del mito

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Trentuno quadri, tutti sullo stesso soggetto, assai diffuso nella pittura del XVII secolo: Giuditta che decapita Oloferne. Punta sull’effetto moltiplica­tore la mostra allestita fino al 27 marzo a Palazzo Barberini (barberinic­orsini.org) e curata da Maria Cristina Terzaghi, che al vertice di questa climax colloca il celebre dipinto del Merisi, vanto della collezione di Palazzo Barberini. Il primo proprietar­io dell’opera, il banchiere Ottavio Costa, ne proibì ogni copia. Ma qualche «fuga di notizie» dovette esserci perché, come l’esposizion­e dimostra, molti sono i quadri, coevi o di poco successivi, che a Caravaggio si ispirano (sotto: Johann Liss, Giuditta con la testa di Oloferne, 1622, particolar­e). Sfilano così le Giuditte create dalla mano di alcuni tra i più grandi pittori del tempo, da Valentin de Boulogne a Orazio e Artemisia Gentilesch­i, coprotagon­ista anche nel titolo scelto per la mostra: Caravaggio e Artemisia. La sfida di Giuditta. (edoardo sassi)

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