Corriere della Sera - La Lettura
Corea divisa Somalia spaccata
Arriva in Italia «Escape from Mogadishu», superproduzione del regista Ryoo Seungwan, storia che riunisce (per breve tempo) le due ambasciate asiatiche nel Paese africano frantumato dalla guerra civile
Somalia, gennaio 1991. L’ambasciatore sudcoreano Han Shin-sung e la sua controparte nordcoreana Rim Yong-su sono seduti uno di fronte all’altro, ai lati opposti di una tavola allestita in tutta fretta. Con loro, ai due lati, ci sono le delegazioni e le loro famiglie. I nordcoreani non toccano il cibo offerto dagli storici nemici. Temono sia avvelenato. Così l’ambasciatore Han scambia il piatto con quello destinato a Rim. Non ci sono cattive intenzioni. La tensione si scioglie e tutti iniziano a mangiare. I violenti scontri che porteranno alla caduta di Siad Barre hanno fatto piombare Mogadiscio nel caos. I diplomatici di due Paesi da decenni separati da divisioni inconciliabili si trovano bloccati in un Paese in frantumi. Mentre il dramma si consuma tra le strade della capitale, tra rivolte e controattacchi fratricidi, i coreani sono costretti a collaborare per fuggire dall’incubo — appoggiandosi all’ambasciata italiana.
Nella realtà la cena potrebbe non essere avvenuta proprio così. Ma la storia raccontata dal film Escape from Mogadishu — maxi produzione sudcoreana diretta da Ryoo Seung-wan (qui sopra) con le superstar Kim Yoon-seok (il sudcoreano Han; primo da sinistra nella foto in alto) e Zo In-sung (consulente dell’intelligence) — è accaduta davvero. La guerra civile coglie le due ambasciate coreane nel pieno di uno scontro diplomatico per accaparrare il voto somalo utile all’ingresso nell’Onu (per entrambe avverrà il 17 settembre 1991). Quando la sede diplomatica della Nord Corea (comunista) viene attaccata dai ribelli, l’ambasciatore e i suoi compagni sono costretti a fuggire. Trovano riparo solo nella sede sudcoreana (filoamericana), che ha assoldato agenti locali a protezione.
Il film, girato in Marocco, è stato il più visto del 2021 in Corea del Sud, dopo Spider-Man, e l’ha rappresentata nella corsa agli Oscar, senza raggiungere la nomination, dopo il Parasite piglia tutto di Bong Joon-ho (4 Oscar nel 2020). In Italia Escape from Mogadishu sarà distribuito da Tucker Film. Ma prima lo si potrà vedere a Udine come evento speciale al Far East Film Festival — che dal 22 al 30 aprile esplorerà ancora una volta il cinema orientale, con ospite d’onore il regista giapponese Takeshi Kitano (fareastfilm.com). E a Firenze come film di chiusura del Korea Film Fest (in corso fino al 15 aprile).
Con Escape from Mogadishu, Ryoo Seung-wan ha costruito un film d’azione tesissimo in cui ha voluto «far vivere l’orrore e la tensione di chi si trova intrappolato nel mezzo di una guerra civile». Come il regista ha dichiarato, il film rappresenta una doppia disgregazione: «Inizia nel 1990, quando in ottobre la Germania fu a tutti gli effeti riunificata. Solo la Corea era rimasta divisa. Inoltre, i diplomatici dei due Stati si trovano intrappolati in un Paese devastato da un’altra guerra civile, dove i somali combattevano contro i somali».
Per raggiungere l’ambasciata italiana che li aiuterà a uscire dalla Somalia, i coreani attraverseranno strade distrutte, lastricate di cadaveri dove tutti imbracciano armi. Anche i bambini. «Trent’anni dopo la Corea è sempre divisa e la situazione in Somalia è sempre instabile. Il mondo è davvero migliorato?», si domandava il regista. Poco prima che la situazione mondiale precipitasse ulteriormente.