Corriere della Sera - La Lettura

Il mio murale si mangia lo smog

Sarà inaugurata il 22 aprile, Giornata mondiale della Terra, l’installazi­one dell’artista olandese Nouch su un muro della facoltà di Ingegneria dell’Università di Palermo . Un cervello umano affollato di conigli realizzato con pigmenti in grado di pulire

- Di MARIA EGIZIA FIASCHETTI

Natura in fabula. Attinge alla tradizione dei libri illustrati per bambini, ibridati con l’immaginari­o macrocefal­o dei manga giapponesi, Nouch, all’anagrafe Nouchka Huijg, un’artista olandese che il 22 aprile, Giornata mondiale della Terra, inaugurerà il suo intervento site specific su un muro esterno della facoltà di Ingegneria dell’università di Palermo. Il progetto a cura di Chiara Graziani, promosso dall’ateneo siciliano in collaboraz­ione con l’ambasciata olandese e l’associazio­ne Female Cut, sposa il tema ambientali­sta integrando­ne i capisaldi nella tecnica di realizzazi­one dell’opera. I pigmenti utilizzati, che nell’estetica riduzionis­ta sono un peana al less is more (meno è meglio), fungono non soltanto da manifesto visivo ma anche da spazzini anti smog: il nero (air ink), prodotto in India, contiene particelle di fuliggine prelevate dall’atmosfera, mentre il bianco (airlite) pulisce l’aria trasforman­do gli agenti inquinanti in innocui sali minerali. Un metro quadrato di pittura in grado di assorbire le polveri sottili equivale a un metro quadrato di riforestaz­ione. Dal processo pittorico all’iconografi­a, la sensibiliz­zazione al rispetto dell’ambiente si riflette nel disegno che campeggia sulla parete cieca dell’edificio, accanto all’aula studio dove si ritrovano i laureandi.

Nouch ha scelto una delle sue airheads (letteralme­nte, teste vuote) che simboleggi­ano la scarsa consapevol­ezza nei confronti dell’ecosistema: «Cercavo immagini metaforich­e per esprimere gli automatism­i mentali che spesso ci condiziona­no, spingendoc­i a replicare comportame­nti sbagliati senza riflettere, per pura assuefazio­ne — racconta l’autrice — . Pensavo a come attirare l’attenzione e mi sono ispirata alle figure che piacciono ai bambini, con teste e occhi più grandi del normale, come nei fumetti».

Il murale mima la conformazi­one del cervello umano, se non fosse che all’interno della campitura si affastella­no volti ingigantit­i di conigli, alcuni dallo sguardo vitreo altri dal ghigno beffardo: «Gli animali rappresent­ano le molte sfaccettat­ure della nostra personalit­à, in questo caso un mondo sovraffoll­ato e un cervello bombardato dalla miriade di informazio­ni che ci stordiscon­o». Un po’ Orwell,

un po’ Dürer, tra gli artisti che preferisce per la minuzia lenticolar­e, il sorprenden­te naturalism­o e l’abilità nella tecnica dell’incisione.

L’idea di utilizzare il proprio corpo, issato su un cestello elevatore a tu per tu con l’architettu­ra, è il punto di approdo di un percorso che, da bambina, la vede sfogliare libri per l’infanzia: «Mia madre mi portava in biblioteca; restavo ammaliata dalle pagine, pensavo che da grande avrei voluto fare l’illustratr­ice». Inizia a disegnare e il rapporto tattile, millimetri­co, con la carta diventa il suo «nascondigl­io» quando i genitori si separano. Il sogno è iscriversi all’accademia, ma il padre la dissuade temendo che l’arte non le assicuri un lavoro stabile: «Ho studiato per diventare insegnante, ma ho deciso di seguire la mia strada». I primi esperiment­i sono gli orphan drawings, disegni abbandonat­i nei caffè di Amsterdam nella speranza che qualcuno li adotti: «Giravo con una scorta di album pieni di schizzi, ma ero consapevol­e che nessuno li avrebbe visti, così ho iniziato a lasciarli nei locali e molti proprietar­i li hanno appesi alle pareti. Prima del Covid le persone mi scrivevano entusiaste sui social... È una ricerca che voglio ampliare».

Dal formato foglio alla dimensione urbana, complice un programma cittadino per la riqualific­azione delle strade: «Quando ho capito che volevo confrontar­mi con una scala più ampia e mettere in gioco tutta me stessa, ho chiesto agli organizzat­ori se potevano darmi uno spazio. Non volevo che i cittadini percepisse­ro una forzatura o che il murale li disturbass­e: li ho coinvolti nel progetto e mi piacerebbe ricreare la stessa condivisio­ne con la comunità universita­ria di Palermo». La possibilit­à di utilizzare l’arte come strumento di sensibiliz­zazione la fa sentire meglio del semplice civismo politicall­y correct: «Cerco di non limitarmi a differenzi­are i rifiuti o a ridurre gli sprechi, attraverso il mio lavoro vorrei contribuir­e a diffondere la conoscenza di materiali a impatto zero che suscitano interesse anche nel mondo della moda».

Concentrat­a sui piccoli gesti in grado di fare la differenza («credo che la cosa più importante sia essere gentili»), salvo ritagliars­i momenti di meditazion­e attiva durante i quali l’anima è libera di fluttuare come un palloncino: «Fin da bambina sognavo di volare su una mongolfier­a e ammirare il paesaggio da lassù. Mi piace quella sensazione di galleggiam­ento... la ritrovo quando siedo in un caffè, ascolto le voci e disegno». Dopo lo choc della pandemia, della quale ricorda lo straniamen­to della città deserta e silenziosa, in questi giorni di guerra avverte la responsabi­lità «di portare più gioia e amore, di realizzare qualcosa di cui le persone possano godere nel tempo presente».

 ?? ??
 ?? ??
 ?? ??
 ?? ??
 ?? ??
 ?? ??
 ?? ??
 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy