Corriere della Sera - La Lettura
Scende la neve rossa nel cuore di una madre
Nel bianco abbacinante della neve si muovono figure come spettri. Di fronte alla casa in mezzo al nulla le luci lampeggiano di blu mentre i fari frugano nella tempesta. Eppure non è tra i fiordi che nasce questa storia tagliente, né tra le perenni bianchezze scandinave che ci si perde nel seducente romanzo d’esordio di Barbara Petronio.
Dario De Falco è un paletnologo — non un paleontologo, attenzione — studioso di civiltà preistoriche presso l’Università di Bologna. Un uomo che vive per il suo lavoro, colleziona oggetti primitivi ed è sul punto di consegnare la ricerca che potrebbe cambiargli la carriera in un soffio. Dario è anche il giovane papà affettuoso di Giovanni, un docile bimbetto di tre anni. Più d’ogni altra cosa, però, Dario è un marito infedele che prova a rimettere la testa a posto e rientrare, anima e corpo, nel seminato della sua piccola famiglia.
Poco prima delle luci lampeggianti, nella villetta tra le campagne modenesi Dario cancella chat, foto e messaggi sconvenienti mentre al piano di sopra sua moglie Giordana è sotto l’acqua bollente della doccia che prova a lavare via le invisibili cicatrici del tradimento. Tutto come sempre, insomma, finché, in un istante, il campanello azzera tragicamente la distanza tra di loro.
È febbraio e sulla zona si sta abbattendo un raro evento conosciuto come neve rossa. Correnti di scirocco sporcano la neve di un funesto color ruggine, le colline sono coperte da un manto che pare piovuto da Marte e quando questi due fenomeni incompatibili s’incontrano non possono che scatenare un adynaton, un impossibile. Un mostro. E i mostri, si sa, generano domande enormi. Cosa accade quando una voce, una luce, un dettaglio improvviso frantuma la superficie di una realtà costruita attraverso la mite finzione quotidiana? Quando, ad esempio, i carabinieri si presentano alla porta di Giordana nel cuore della notte per chiederle di seguirli in mezzo alla campagna imbiancata? Accade che la certezza più solida dell’universo, l’amore di madre, vacilli sotto i colpi inferti dalla più pallida delle realtà. E l’impossibile si fa reale. Un bambino, il loro bambino, proprio Giovanni, è uscito
Malgrado gli sguardi e le malelingue, segreti sepolti nel tempo infinito della memoria, lassù la coppia riesce a farsi qualche amico, prova a riedificare un mondo in cui il ricordo viva senza dolore o rimorsi. E allora Dario, abbandonata a malincuore la carriera accademica, si dedica con tutto sé stesso alla ristrutturazione della casa per farne un porto franco dentro cui riprendere il gioco della famiglia, ridotta a due anime sole. Giordana si è affidata a una psichiatra — «La sogni ancora la neve?» — che l’ha convinta che il nuovo inizio, la montagna, la villa e un pizzico di chimica possano restituirle almeno una piccola parte della normalità smarrita con la scomparsa di Giovanni. Che possano, in qualche modo, riconsegnarle un compagno di vita e un amante perduto. Ma quando un figlio scompare cosa resta della coppia che attorno a lui ha costruito un’immagine di sé, un’idea, un progetto di vita? Come agisce il suo piccolo fantasma sull’esistenza dei due sopravvissuti?
Qui il romanzo vira sui toni del King più oscuro e arcaico, quello di Pet Sematary. Perché se il cervello è il più grande illusionista dell’universo, co sa può fare quello di una madre che ha perso il cucciolo? Rovesciare il mondo, sciogliere la realtà in una miriade di suoni, abbagli e impressioni, raggrumare le allucinazioni in figure semisolide bramando una verità che può rivelarsi persino più sconvolgente della morte di un figlio.
Con Neve rossa Petronio racconta una favola da brividi notturni con una scrittura asciutta fatta d’immagini precise e allineate, pure e spietate, in una sequenza di istantanee che si sfaldano lente l’una nell’altra. Un thriller d’atmosfera crudo e surreale, introspettivo e inquietante. Uno sguardo lucido e obliquo su nubi e ombre che si addensano attorno ai rapporti di coppia e ai loro doppi. Un libro di scorci immaginari, colori abissali e una neve che, indifferente e inarrestabile, cade sui vivi e sui morti rendendoci tutti, ugualmente, spettrali.