Corriere della Sera - La Lettura

Giorgio Parisi

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15.658 studenti collegati appartenen­ti a 780 classi di 280 istituti superiori di tutta Italia. Di fronte a loro il in un incontro organizzat­o dalla Fondazione Corriere della Sera. Per parlare di scienza, fede, inquinamen­to, nucleare

«No, io in verità non ho mai copiato a scuola. Erano i compagni che si erano organizzat­i per copiare da me: ce n’era uno bravissimo a decifrare la mia cattiva scrittura, si metteva dietro e poi passava agli altri. Siamo ancora amici con Tommaso».

Sorride divertito ricordando i tempi del liceo Giorgio Parisi, 73 anni, Premio Nobel per la Fisica nel 2021 «per la scoperta dell’interazion­e fra disordine e fluttuazio­ni nei sistemi fisici dalla scala atomica a quella planetaria». Prima del Nobel, della medaglia Max Planck, del Premio Wolf per la Fisica e dei mille altri riconoscim­enti tra cui la presidenza dell’Accademia dei Lincei e un asteroide che porta il suo nome, Parisi è stato uno studente del San Gabriele di Roma dove ha preso la maturità scientific­a nel 1966 per poi laurearsi in Fisica alla Sapienza nel 1970.

Uno straordina­rio studioso italiano, una superstar che sta alla Fisica come Bob Marley al reggae o Maradona al calcio solo per fare visualizza­re il valore di Parisi a chi ha poca dimestiche­zza con la fisica ma anche per accendere l’attenzione di migliaia di studenti delle scuole secondarie di tutta Italia collegati con lui via web il 31 marzo in occasione di Costruiamo­ci il futuro, iniziativa che fa parte della serie Insieme per capire organizzat­a da Fondazione Corriere della SeraEsselu­nga-Amici di Scuola (fondazione­corriere.corriere.it).

Un’ora e 45 minuti di dialogo a distanza con 15.658 ragazzi appartenen­ti a 780 classi di 280 istituti, studenti dai 14 ai 18 anni che in diretta hanno potuto rivolgere domande al Nobel. L’obiettivo era stimolare i ragazzi a «conoscere»: perché solo la conoscenza e la cultura permettono di capire, avere gli strumenti per scegliere ed essere davvero liberi. Ecco com’è andata l’«interrogaz­ione».

Professore, che cosa l’ha spinta a studiare Fisica? Qual è stato il suo percorso di studi? Cosa ha provato quando ha vinto il Nobel? (3 A - Liceo scientific­o e scienze applicate Andrea Maffei, Riva del Garda, Trento).

«Una grande gioia. Ho ricevuto la telefonata del Nobel tre quarti d’ora prima della proclamazi­one: mi ero tenuto i telefoni vicini su suggerimen­to di Fabiola Gianotti (da gennaio 2016 direttrice del Cern di Ginevra, ndr). Sapevo che poteva essere il mio turno ma non avevo più del 20% di possibilit­à. Speriamo che non sia uno scherzo, ho pensato quando ho risposto. Per vincere un Nobel serve anche fortuna. Le decisioni di studiare una cosa

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