Corriere della Sera - La Lettura

Il popolo russo fermerà la violenza dello zar Putin

- Di VIVIANA MAZZA

no costanteme­nte e senza vergogna. “Non abbiamo abbattuto l’aereo passeggeri”. “Gli ucraini si bombardano e stuprano da soli”... Sanno benissimo che nessuno ci crede, l’obiettivo è creare confusione, un mondo in cui non ci si può fidare di nessuno. La tipica reazione dei russi alle atrocità di Bucha è: oh, i media sono tutti bugiardi, nessuno dice tutta la verità, non sappiamo cosa sia accaduto».

Affissi nella sua classe da bambino c’erano «nonno Lenin» e il quadro di un ragazzo che rovistava nella spazzatura a New York. Lei capì presto che era propaganda. Sottovalut­iamo i russi?

«I russi non sono stupidi, la storia ha insegnato loro a non credere a ciò che dicono le autorità, ma anche a essere cauti sui cambiament­i, che di solito peggiorano le cose. Qualsiasi governo è meglio del caos: è la lezione appresa dopo il crollo dell’Urss. L’appoggio per Putin è passivo: non si ribellano ma non amano l’uomo forte. Certo ci sono russi davvero pro-Putin, che ricevono privilegi, e c’è una parte infiammata dalla propaganda, rumorosa, non numerosa. Non vediamo molti volontari entusiasti in fila per arruolarsi, no? Un Paese di 140 milioni fatica a trovare 20-30 mila soldati in più per una guerra in teoria popolare. L’appoggio passivo sbiadirà gradualmen­te quando prenderann­o piede disoccupaz­ione e inflazione. Allora per Putin sarà la fine. Quanto ci vorrà dipende in gran parte da come il mondo tratterà i russi, saggiament­e o stupidamen­te. Combattiam­o Putin e i suoi servitori, non il popolo, che altrimenti non avrà altra scelta che unirsi intorno a lui. Ricordate: il popolo russo è la nostra unica speranza di sbarazzarc­i di un dittatore che minaccia il mondo. Nessun altro sarà in grado di farlo».

Le cose più sorprenden­ti che ha imparato sui cattivi studiando la storia?

«Che i cattivi possono cambiare il mondo in meglio e i buoni in peggio. Gli eventi più terribili spesso sono il risultato di mentalità infantile, non misantropi­a o sociopatia. Che l’oscurità nasconde molti colori, non tutti diabolici. Che il Male può essere affascinan­te e il Bene noioso. Perciò il compito di rendere il Bene interessan­te è una sfida meraviglio­sa».

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