Corriere della Sera - La Lettura
Dracula abita a Roma: fa l’anatomopatologo
Evissero per sempre, ma non proprio felici e contenti. A spiegare perché, ci pensa Mina Harker: «Una cosa è un amore che dura una vita umana, altro è un amore per l’eternità». Lei, che parla per esperienza, non ne vuole più sapere. Come darle torto? Oltre le ben note vicende raccontate da Bram Stoker in Dracula, infatti, l’esistenza di Mina è proseguita per oltre centotrent’anni, la noia ha cominciato a galoppare, e il rapporto con il Conte — che non era davvero morto: come avrebbe potuto? — a incrinarsi. O almeno, questa è la mise en place con cui Chiara Valerio ci introduce il suo Così per sempre (Einaudi): una vita eterna, due personaggi neo-mitologici e tutto il Novecento da abitare. Un luna park per romanzieri.
Ma facciamo un passo indietro. Dracula, scritto dall’irlandese Bram Stoker nel 1897 e ambientato perlopiù nel 1890, finisce con la morte del Conte. Di conseguenza, Mina, che dal Conte era stata vampirizzata, torna umana. Chiara Valerio interviene qui, immaginando che lui, in realtà, sia sopravvissuto, e che il processo di trasformazione di lei, dunque, non si sia interrotto. Come anche la loro speciale «connessione»: prima amore folle, poi folle insofferenza, quindi quasi odio, infine un cocktail shakerato di tutti i sentimenti precedenti, a ubriacarli per oltre un secolo.
Quando li incontriamo, all’inizio di Così per sempre, lui vive a Roma, in largo di Torre Argentina, con il nome di Giacomo Koch. È diventato anatomopatologo, ha smesso di uccidere, e si nutre del sangue che preleva in ospedale; apre il frigo come tutti, ma lo trova pieno di sacche ematiche. Mina, invece, si è trasferita a Venezia, e ha una relazione con Agnese. A legarla ancora a Giacomo, c’è la «custo