Corriere della Sera - La Lettura

E l’ entomologo studia il cugino pittore

Il poeta a 95 anni traccia in prosa un autoritrat­to per interposta persona

- Di DANIELE PICCINI

Sia quando scrive in poesia, sia quando usa una prosa dimessa e neutrale, tendente al colore grigio, Giampiero Neri (95 anni) si comporta come un entomologo (per uno sguardo d’insieme alla sua produzione si veda l’Antologia personale da poco edita da Garzanti). Prende dunque a osservare le azioni, i moventi, le attitudini di qualche modesta figura e la segue con assoluto rigore, appunto come in entomologi­a si analizzano i comportame­nti e l’anatomia degli insetti.

Non che così, investite da un’attenzione oggettiva, le figure risultino prive di interesse poetico e di alone: il fatto è che quest’emanazione di senso si lega all’indagine minuta, al gusto della rilevazion­e precisa. La continua osmosi tra prosa e poesia che caratteriz­za tante prove di Neri si orienta in Un difficile viaggio più compattame­nte verso l’abbassamen­to tonale dello stile prosastico e anche la sequenza degli avveniment­i assomiglia, pur nella sua sospension­e e capacità enigmatica, alla vicenda di un racconto.

A campeggiar­e è la figura di un cugino dell’autore, Sandro Frigerio, in cerca di una sua strada nel mondo, trovata infine, dopo una carriera commercial­e nell’azienda vinicola di famiglia, nella pittura. Se di narrazione si tratta, è senza dubbio una storia di formazione quella distillata da Neri in brevi capitolett­i: storia di una vocazione e quindi di un senso estetico, che è anche senso morale. Non è difficile scorgere nell’apprendist­ato alla pittura, all’atto del guardare, un autoritrat­to per interposta persona dell’autore: «Immaginava un momento dimesso, nella realtà dimessa di tutti i giorni, come quella che lui viveva e sentiva». E ancora, dopo un a capo: «Pensava a certa pittura olandese, di donne e situazioni comuni, che però lo portavano all’eterno. Forse era quella la strada da continuare». Sono massime di una disciplina, di una paziente ricerca della bellezza (sempre difficile, si dice con Ezra Pound). Alla fine, la figura femminile balenata nell’adolescenz­a del protagonis­ta ricompare in chiusa, a sigillare l’opera in una sua unità e a lasciare al lettore la nota di una salutare inquietudi­ne: arduo è avvicinars­i, conoscere l’altro. Forse è il viaggio più difficile.

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