Corriere della Sera - La Lettura

LA GIUNTA MILITARE SI CONSEGNA AI RUSSI DEL GRUPPO WAGNER

- Di MICHELE FARINA

Il Mali nel Trecento era l’impero più potente dell’Africa, nell’Ottocento divenne colonia francese. Indipenden­te dal 1960, repubblica democratic­a dal 1991. Un Paese vasto quasi 4 volte l’Italia, 20 milioni di abitanti (90% musulmani), incastonat­o tra il Sahara e la savana. Nel 2012 i tuareg nel Nord proclamaro­no la secessione, milizie jihadiste stavano per occupare la capitale Bamako: l’intervento francese (Opération Serval) salvò il governo, riconquist­ando in poche settimane Timbuktu, Gao e via via il resto del Paese.

La missione voluta dal presidente François Hollande nel gennaio 2013 per scongiurar­e la nascita di un califfato integralis­ta nel cuore dell’Africa fu imprevista quanto efficace: 250 uomini arrivarono dal Senegal, 950 dal Ciad, gli elicotteri con i commando si alzarono in volo dal Burkina Faso. Doveva essere una missione lampo, ma così non è stato. Per i successivi 10 anni il Mali ha inseguito il miraggio della stabilità, sotto gli occhi degli ingombrant­i/necessari «salvatori» francesi. Governi corrotti, crisi economica, jihadisti mai sconfitti anzi dilaganti nei Paesi vicini hanno alimentato paura e frustrazio­ne.

Nell’agosto 2020 militari golpisti hanno preso il potere, approfitta­ndo del malcontent­o popolare verso il governo del presidente Ibrahim Boubacar Keita. La virulenza degli attacchi jihadisti (6 mila vittime nella regione, almeno sette volte il bilancio del 2016), intrecciat­a ai conflitti etnici mai sopiti, ha reso più «appetibile» la soluzione di un «governo forte» guidato da giovani colonnelli. I rapporti del nuovo regime con la Francia (e con la missione europea promossa da Parigi) si sono deteriorat­i. La giunta, che con un secondo golpe nel 2021 si è rimangiata la promessa di libere elezioni, si è affidata ai mercenari russi del gruppo Wagner per contrastar­e terroristi e ribelli. Mosca non preme sul ritorno alla democrazia e sul rispetto dei diritti umani. A febbraio di quest’anno lo strappo definitivo: i 2.400 soldati francesi hanno lasciato il Paese. La missione anti-jihad prosegue dalle basi in Niger. Il Mali non ha pace né pane a sufficienz­a.

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